Tra le parole che definiscono immediatamente la povertà dei nostri tempi (me lo ricorda oggi un pezzo di Giorgio Bocca apparso su la Repubblica), molto usato é l’aggettivo solare, non riferito al sistema, al disco o alle sue macchie ed eclissi o magari ai pannelli, bensì alle persone di cui si vuole parlare con simpatia. Spesso lo si incontra anche riferito al soggetto stesso, nei profili su FB, nei curriculum di chi cerca lavoro o persino nelle presentazioni di chi cerca una stanza in affitto – per cui qualcuno si è visto rispondere che si preferivano le persone lunari.
In particolare, mi ha sempre colpito che siano definiti frequentemente solari dai loro parenti e amici anche i vari scomparsi di cui si interessa la trasmissione Chi l’ha visto?: per lo più gli stessi che vengono poi rinvenuti in qualche fiume o scarpata morti per suicidio, e di cui si apprende poi a poco a poco che in realtà erano da tempo oberati da debiti o da situazioni familiari complesse e conflittuali o afflitti da profonde depressioni.
Forse anche questo brioso aggettivo appartiene a quei concetti il cui significato – come acutamente notava il sindaco di Albenga – è del tutto diverso da quello percepito. Vi accosterei, in questa chiave, l’aggettivo sereno (contiguo sotto l’aspetto meteorologico) che quasi immancabilmente è stato usato da qualsiasi uomo di potere per definire il proprio stato d’animo nell’apprendere di essere inquisito dalla magistratura o di essere al centro di un’inchiesta o di uno scandalo.
Ma, come si va ripetendo unanimemente da due mesi, ora, con questo nuovo governo, nulla sarà più come prima: sembra altamente improbabile infatti che anche Malinconico possa definirsi sereno. A meno che non lo sia a sua insaputa.