Non se ne può più di questa sciocchezza perniciosa che continuano a blaterare sul diritto che avremmo noi cittadini di non votare i referendum.
In realtà il diritto che abbiamo è quello di esprimerci col voto. Non è un obbligo, certamente (nemmeno nelle elezioni politiche lo è); ma, in quanto diritto, va appunto esercitato, se non si vuole che alla fine ci venga tolto.
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diritti
Pubblicato da arden in giugno 10, 2011
https://cartuscelle.wordpress.com/2011/06/10/diritti-2/
ancora sul referendum
Dunque è ufficiale: B voterà sì al referendum.
È così sicuro di sé, così privo di pudore da dire persino la verità.
Voterà sì perché gli conviene, ha detto: essendo il suo il partito con più voti, potrà in nuove elezioni prendersi da solo, senza più bisogno di alleati, la maggioranza piena in Parlamento e fare poi tutto quello che vuole. Potrà anche, accordandosi ora con Casini ora con altri, arrivare ai due terzi per cambiare tranquillo la Costituzione senza bisogno dell’opposizione e nemmeno più del referendum confermativo. Potrà con un Parlamento siffatto avere i voti per far eleggere Presidente della Repubblica se stesso (o chi vorrà lui) alla scadenza di Napolitano, senza bisogno di trovare alcun tipo di accordo con l’opposizione.
La Lega protesta ovviamente: se vincessero i Sì al referendum, lei perderebbe il suo potere di ricatto sul governo. Minaccia fuoco e fiamme. Ma se farà cadere il governo, per B sarà solo una festa: in nuove elezioni con la legge suina rivista e corretta dal popolo, potrà fare appunto ciò che si propone.
Tutto questo già era chiaro da un pezzo.
Non si capisce perché mai la posizione del PD ha continuato a essere a favore di questo referendum.
Pubblicato da arden in aprile 29, 2009
https://cartuscelle.wordpress.com/2009/04/29/ancora-sul-referendum/
REFERENDUM e DEMOCRAZIA
“Qui c’è di mezzo la tenuta democratica del Paese: dal referendum verrebbe fuori una legge elettorale mostruosa: una tirannide. Oggi c’è Berlusconi, domani c’è un altro premier e non si può permettere a chi ha ottenuto il 25% dei voti di avere il 55% dei seggi in Parlamento. Neanche nel periodo fascista è stata fatta una cosa del genere. Si possono avere quattro, anche tre partiti, ma non un partito solo…».
Chi parla così (oggi su La Stampa) è Calderoli, l’artefice della famose “legge porcata”. E, purtroppo, non si può non dargli ragione.
Stiamo vivendo in un appiccicaticcio clima di concordia nazionale, in cui ogni voce di critica o dissenso è tacciata di sciacallaggio, mentre l’esibizione ripetuta e quotidiana in tutti i TG del presidente del consiglio nelle tendopoli è unanimemente lodata come esempio taumaturgico di mirabile buongoverno. Dai giornali si osanna alla moderazione (?) e alla rinascita di una collaborazione fattiva tra governo e opposizione (oltre che – come già al tempo del discorso di apertura del governo – alla metamorfosi di Berlusconi in statista preoccupato del bene comune più che del particulare). Ed ecco che, animato da slancio fattivamente collaborativo e umanitario, il PD insiste per far prendere in considerazione la sua vecchia idea di accorpare in un unico giorno con le amministrative e le europee anche il referendum. Per risparmiare, dice, e impiegare i soldi in favore della ricostruzione in Abruzzo.
E per favorire la vittoria dei Sì.
Ma quali sarebbero le conseguenze di questa “vittoria”?
Quelle che dice Calderoli.
Ma non solo lui, per fortuna.
Ne parla oggi anche Federico Orlando su Europa. Ne riporto qui uno stralcio esplicativo:
“Dall’abolizione delle preferenze (1989) e della connessa plutocrazia corrotta che lo sosteneva, si passò alla stagione dei sindaci e al presidenzialismo diffuso. Dall’abolizione del collegamento fra i collegi unici del senato (1993), che ne faceva una proporzionale mascherata, nacquero i collegi uninominali anche per l’elezione dei tre quarti dei deputati (Mattarellum o maggioritario incompiuto). Il sistema funzionò benissimo nelle elezioni del ’96 (Prodi) e del 2001 (Berlusconi), ma alla vigilia del 2006 fu distrutto dal porcellum, una proporzionale che conferiva un premio di maggioranza (55 per cento dei seggi) alla coalizione più votata, e ripopolò le camere di partitini infrattatisi nelle coalizioni (15 nell’Unione, 14 nel centrodestra). Il referendum Guzzetta-Segni toglie il premio di maggioranza alla coalizione e lo dà alla sola “lista” più votata. In parole povere, oggi come oggi: il 55 per cento dei seggi al Pdl.
Perché? Perché i referendum elettorali italiani hanno un difetto, anzi due. Il primo è che precedono la riforma del sistema istituzionale e non la seguono (esattamente il rovescio del classico De Gaulle-Debré in Francia, prima la riforma del governo, poi il maggioritario a due turni). Anche noi avevamo sperato, abrogando la proporzionale, di poter avere il doppio turno o, come Pannella, l’uninominale secco, ma il parlamento preferì una terza via, l’uninominale secco per tre quarti, appunto il Mattarellum. Il secondo difetto è che essi vengono promossi davanti a situazioni di disagio a cui il parlamento non rimedia con le sue leggi. Ma quando il referendum si svolge, cioè qualche anno dopo la raccolta delle firme, la situazione può essere cambiata. Negli ultimi due anni in Italia è successo un cataclisma, che ha ridotto i gruppi parlamentari da più di venti a cinque. A sinistra, i due maggiori partiti Ds e Margherita ne hanno fatto uno solo, il Pd. A destra, Berlusconi ha risposto unificando Forza Italia e An nel Pdl.
Gran Bretagna e Italia, con sistemi elettorali antitetici, hanno oggi un bipartitismo con contorni : due partiti grandi e tre minori (Idv, Udc e Lega da noi, liberali, gallesi e scozzesi nell’isola) .
Domanda: in questa mutata situazione, giova al sistema democratico stravolgere ancor più i rapporti di forza, concentrando sul Pdl il premio che alle ultime elezioni dovette dividersi con la Lega? In un paese dove già il rapporto elettorale tra Pdl e Pd è dato 44 a 24? Avremmo un parlamento monopartitico, peggio della Dc nel 1948, che potrebbe fare da solo il governo, il nuovo capo dello stato e la nuova Costituzione, magari trovando in aula anche i due terzi dei consensi per evitare il referendum confermativo, l’ultimo appello ai cittadini.
Cui prodest?“
Interessanti da leggere anche le argomentazioni di questo articolo di Cundari su www.ilfoglio.it.
Pubblicato da arden in aprile 14, 2009
https://cartuscelle.wordpress.com/2009/04/14/referendum-e-democrazia/