scienza e magia

Non solo mi pare irragionevole la sentenza che ha condannato gli scienziati che non seppero prevedere il terremoto dell’Aquila, ma anche mi pare che accresca la fede nell’irrazionalità.

È irragionevole perché è noto ed è stato più volte ribadito da tutti i sismologi del mondo che, allo stato attuale, è impossibile prevedere i terremoti e la loro entità, e sulla base delle statistiche e dell’esperienza, una serie di piccoli eventi (quotidiani del resto in Italia) non prelude necessariamente a scosse più violente, anche se le rende probabili – e non può ecluderle.

Accresce la fede nell’irrazionalità perché, attribuendo (con spirito assolutamente antiscientifico) alla scienza capacità di previsioni esatte anche quando non possiede ancora le conoscenze, i dati e gli strumenti per farle, equivale ad attribuirle una onnipotenza infondata e quasi magica.

 

Aggiornamento (26 ott.2012)

Bene è vero tuttavia che ci sarebbe parsa opportuna una minore acquiescenza degli scienziati di fronte alla pressioni della Protezione Civile, tutta tesa, a quanto pare, più a non creare allarmi che a farsi carico della situazione di per sé piuttosto allarmante.

previsioni

I climatologi, dicono i giornali, prevedono in autunno le alluvioni. Disastrose. In Liguria specialmente, e in Campania, in Lazio, anche in Toscana.
Come ogni anno, insomma.

furia

Benché non si faccia che dire nei commenti pubblici quanto sia incomprensibile la psiche dell’autore della strage di Aurora, io penso che non siano pochi quelli – i giovani soprattutto, ma non solo – che, pure se incapaci di stragi, provano nei suoi confronti una sorta di perplessa intimità – e, in alcuni casi, anche di ammirazione come per certi cattivi dei film o dei video-giochi.

Per questa furia interiore che cova anche nei figli bravi (non psicopatici), non sono in grado di avanzare ipotesi esplicative, se non banalmente generiche (l’isolamento quasi assoluto in cui si vive pure se assediati ovunque da una folla obesa e chiassosa di anonimi estranei nei quali è deprimente o disgustoso riconoscersi, la tendenza a proiettare all’esterno i propri conflitti interiori, la disumanizzazione e il senso di irrealtà dei rapporti, la perdita di legami sociali di solidarietà e di speranze condivise, la rarefazione e semplificazione dei discorsi, l’ipocrisia di quelli ufficiali e del pensiero unico dominante, le scene sempre più violente che, in fiction o dal vero, riempiono sempre più i grandi e i piccoli schermi, la noia, l’impazienza, il senso di vuoto ecc.).
Sento tuttavia la sua presenza e quasi mi pare l’aspetto dominante del nostro tempo.

i suicidi

Da qualche mese, a leggere i giornali o ad ascoltare la Tv, sembrerebbe che quest’anno sia scoppiata un’epidemia di suicidi, dovuta, si proclama, alla situazione economica – e, qualcuno semplifica, specificamente alla insopportabilità delle tasse.
Invece si apprende – grazie a un editoriale di due giorni fa del direttore de La Stampa, e poi a dati ripresi da altri quotidiani – che in realtà il numero dei suicidi in questi primi quattro mesi del 2012 è addirittura diminuito (compreso quello dei suicidi per motivi economici) rispetto allo stesso periodo del 2010.

Se guardiamo al 2010, l’anno più vicino su cui ci siano cifre ufficiali, scopriamo con spavento che ci sono stati 3048 suicidi, di cui, secondo l’Istat, 187 «per motivazioni economiche». Uno ogni due giorni, una frequenza apparentemente maggiore di quella che abbiamo registrato dall’inizio dell’anno (nel 2012 i casi di questo tipo sembrerebbero essere una quarantina). Secondo l’istituto di ricerche economiche e sociali, l’Eures, le morti dettate da ragioni di fallimenti, debiti e disoccupazione nel 2010 erano addirittura una al giorno. La prima cosa che mi colpisce è il silenzio che abbiamo dedicato a queste persone, li abbiamo lasciati andare via senza accorgercene, senza nemmeno saperlo, senza che nessuno si stringesse alle loro famiglie. Alcuni di loro forse hanno conquistato una notizia nelle pagine locali, per molti altri solo il silenzio della sepoltura.

Calabresi nel suo bell’articolo offre varie e intelligenti spiegazioni sul perché della nostra falsa percezione del fenomeno, promossa dalla recente grande – e pericolosa – enfasi mediatica* su questi casi, e vi aggiunge condivisibili osservazioni.
Dimentica tuttavia di ricordare che nel 2010 eravamo sotto il governo del re delle televisioni, che andava assicurando ad ogni pié sospinto che la crisi non esisteva e in Italia tutti se la godevano nei ristoranti o in vacanze dispendiose. Oggi conviene invece enfatizzare sul malessere economico e, soprattutto, sul danno delle tasse – come per far credere che la gravissima situazione in cui ci troviamo sia dovuta, in fin dei conti, ai provvedimenti dei “tecnici” e non a una crisi ormai di vecchia data, contro la quale fino al novembre scorso non è stato preso e nemmeno tentato alcun provvedimento, ma che anzi si è contribuito ad acuire.

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* L’enfasi mediatica di questi mesi è particolarmente “colpevole” da parte dei giornalisti, considerato che essi, più di ogni altro a contatto con le notizie, ben sapevano dei suicidi del 2010, per esempio, e però hanno deciso allora di non dare alcuno spazio a quel tipo di notizie.
In margine aggiungo che, d’altro canto, le morti sul lavoro – dopo un breve intervallo in cui se ne parlò a causa di eventi particolarmente tragici e di un intervento del Presidente della Repubblica – sono ricadute nell’usuale silenzio.

Sicilia

Forse sarebbe ora che i giornalisti la smettessero di concentrarsi nella caccia ai naufraghi da intervistare e di esercitarsi in facile retorica sulla catastrofe della Concordia e (limitandosi per tale sciagura a darci il corpo delle notizie più che il loro drappeggio) sentissero il dovere di salire su per la biscaggina, per farci capire ciò che sta succedendo intanto a bordo della Sicilia.

La notizia dello sciopero dei camionisti e della conseguente paralisi dell’isola è finora rimasta nascosta in poche righe o assente del tutto dalle pagine dei quotidiani, come fosse vicenda riguardante qualche sperduta isoletta del Pacifico. Ma è Italia, dopotutto: vorremmo sapere e, se possibile, capire.

dubbi

Qualcuno mi ha sottoposto un dubbio inquietante: se il famigerato Schettino fosse stato al posto di De Falco, non avremmo forse ascoltato dalla sua viva voce una simile sfuriata contro l’eventuale altro comandante cialtrone (ammesso che ce ne siano altri di quello stesso stampo)?

 

la nave

Paragonare il capitano della nave affondata a Lord Jim, come qualcuno ha fatto, significa quasi nobilitarlo. In realtà sembrerebbe un comune cialtrone nostrano, completamente irresponsabile e inguaribilmente ottimista, tanto da negare fino all’ultimo il disastro in corso. Ora la cosa è in mano ai tecnici che non possono che amministrarne le conseguenze e cercare, se possibile, di limitare gli ulteriori danni.

Mi piacerebbe che venisse chiarito in che modo gli armatori della Costa scelgano il personale e perché mai, al telefono con lo sciagurato e inetto capitano, non gli abbiano dato direttive adeguate alla situazione. Insomma la compagnia non è forse meno responsabile di lui circa il disastro.
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Queste navi da crociera mostruosamente enormi le ho viste più d’una volta ormeggiate a Venezia presso la Riva degli Schiavoni a due passi da San Marco, a deturpare la vista. Mi chiedevo come avessero il permesso di fare una cosa simile. Ora c’è da sperare che non accada più.

La foto è presa dal Corriere del Veneto

màmmeta, sòreta, mòglieta

Non una parola da parte del capo del governo per il disastro della Liguria. Forse perché, essendo una tragedia prevedibile dopo il troppo poco che si è fatto in seguito all'alluvione dell'anno scorso, è diventata una cosa normale e, come tale, non merita alcuna attenzione.
Del resto ieri in Parlamento, mentre l'Italia frana tragicamente in tutti i sensi e le questioni in campo sono gravissime e urgenti, gli animi si sono accesi fino alla rissa più violenta per tutt'altre faccende. I leghisti si sono inferociti a causa di quello che aveva detto Fini in una trasmissione televisiva la sera prima, dove aveva rivelato che la moglie di Bossi è una pensionata baby e che forse anche per questo Bossi non vuole che si tocchino le pensioni di anzianità.
Ora, chi è andato in pensione precocemente lo ha fatto sulla base di una legge dello Stato che lo consentiva e addirittura lo promuoveva (la norma intendeva favorire il ritorno a casa soprattutto delle donne, secondo l'idea politica democristiana riguardo la famiglia – e infatti concorrevano al punteggio per poterne usufruire sia il fatto di avere un marito che quello di avere dei figli). Dunque chi ha usufruito di tale norma non è sotto nessun punto di vista personalmente criticabile – tutt'al più si può criticare il fatto che molti baby pensionati hanno poi aggiunto alla propria pensione i proventi di altro lavoro (come è il caso appunto della moglie di Bossi, che ha aperto poi una scuola privata).
Comunquei Fini non criticava la moglie di Bossi, bensì sottolineava un certo possibile interesse personale del marito nel difendere le pensioni di anzianità (in cui rientravano anche quelle precocissime, che da tempo non sono più possibili, ma che erano cadute nel mirino attraverso alcune proposte che ventilavano nei giorni scorsi una tassazione aggiuntiva per chi attualmente le percepisce). 
È bastato tuttavia aver nominato la moglie del gran capo perché si scatenasse in Parlamento  una reazione disgustosamente spropositata, quasi si fosse trattato di una questione d'onore e il Parlamento fosse l'osteria di un quartiere malfamato. 

Tutto questo sotto gli occhi di una scolaresca che assisteva alla seduta.

minacce

Dice Ferrara ad Agorà, su Raitre, che Belusconi è di umore nero a causa della battuta di Tremonti.
"Minaccia – dice Ferrara – di andarsene e lasciarci in balìa della sorte…"
Peccato che la minaccia sia dovuta solo al malumore e che ancora ci tocchi la pessima sorte di stare in balìa sua, di Bossi e degi Scilipoti.

Ferrara conferma anche che B vorrebbe creare un nuovo partito di supporto. Per acchiappare, suppongo io, la massa crescente di quelli che vorrebbero astenersi in eventuali elezioni (e che sono in maggioranza i suoi delusi). Farà, c'è da aspettarsi, un partito dell'antipolitica, avendo visto i sondaggi e conoscendo i suoi polli.
L'idea non è da sottovalutare, considerando che nelle ultime votazioni lo rielessero nonostante la pessima prova del suo ultimo governo.

macabri

Dice Prestigiacomo, Ministro dell'Ambiente, che le perplessità e i rinnovati allarmi riguardo alla costruzione di centrali nucleari in Italia sollevati in occasione della tragedia del Giappone, sono strumentali e macabri e non fanno deflettere il governo dalla sua linea pro-nucleare, adottata a dispetto del referendum fatto a suo tempo e senza essere stata preceduta da alcun dibattito – tanto vero che non c'è regione che si dichiari favorevole ad avere una centrale nel proprio territorio.

Davvero non si capisce un simile commento. Viviamo in un territorio fittamente popolato e notoriamente ad alto rischio sismico e, per di più, infestato dalla mafia. Anche ammesso che le centrali venissero costruite secondo progetti studiati in modo da renderle il più sicure possibile, oltre all'eventualità di un terremoto fuori dell'ordinario (vedi il Giappone), c'è da noi anche quella, molto più ordinaria, che il progetto venga eseguito da costruttori del tipo di quelli che mettono sabbia al posto del cemento. Senza dire che il problema delle scorie, ancora non risolto nemmeno in via teorica, potrebbe essere gestito infine dalla solerte camorra.