Non scriverò più di questi truci,
dei loro ghigni e delle parolacce
del guasto del discorso civile
– dell’argine aperto al liquame
montante dei sentimenti abietti
– del disastro che, nell’assenza
di ogni opposizione, ci minaccia
la loro esibita tracotanza.
All’amarezza basta la lettura
delle loro gesta sui giornali
e l’eco balorda e soddisfatta,
l’inconsulto plauso di un gregge
che domani si dirà estraneo,
innocente dei suoi stessi mali.