L’altro giorno mentre acquistavo dal giornalaio il DVD di Otello che vendono con l’Espresso, ho sentito un lettore di Libero dire accanto a me con la serietà di chi è informato dei fatti, che “ora stanno provando che Shakespeare è italiano”.
La frase, fatta piovere con tale serietà, e non senza una certa supponenza pedagogica maschile nei confronti della povera donnetta che acquistava quell’Otello ignara delle più recenti scoperte degli studiosi, era già di per sé una spia che chi parlava era ignorantissimo di Shakespeare. Mi lasciava però stupita che gli fosse giunta alle orecchie tale vecchia teoria (che lui scambiava per nuova e fondata). Non glielo ho chiesto per non entrare in discussione. Ho pensato a qualche articolo su Oggi o Gente.
Poi ho scoperto da un post di Georgia che invece tutto dipendeva da una recente puntata di Voyager, che ne ha parlato in TV (Rai) – accreditando naturalmente, come è costume di quella trasmissione oscurantista, l’idea di partenza che esista un “mistero” a proposito di Shakespeare e che quindi, come per tutti i “misteri” simili (le piramidi, i cerchi di grano, gli ufo, le madonne che piangono, le veggenti ecc.) sia lecito dare più credito alle ipotesi “alternative” e romanzesche dei dilettanti (meglio se connazionali) piuttosto che alle ricerche “ufficiali”, che vengono presentate sempre con l’aria di insinuare che sono menzognere.
Non perdo tempo a confutare questa teoria. Non vale la pena farlo in un blog. Chi volesse interessarsi a Shakespeare ha intere biblioteche a sua disposizione.
È interessante tuttavia la smania di appropriazione che Shakespeare suscita: sarebbe da studiare, da farci un saggio, o almeno qualche tesi di laurea (ammesso che non ce ne siano già centinaia): già Joyce disse che Shakespeare era terreno di caccia per tutte le menti squilibrate;-))).
Qui nel blog, tuttavia, mi limito a riportare alcune curiosità emerse da una piccola ricerca fatta nell’archivio del Times, e già pubblicate nei commenti al post di Georgia. Penso che possano essere apprezzate anche da chi non sia particolarmente interessato a Shakespeare.
Si tratta di tre brevi articoletti dai quali si ricava che le cose nella vita sono sempre molto ingarbugliate (e più affascinanti che in qualsiasi fantasioso romanzo):
i primi sostenitori della teoria dello Shakespeare italiano, pur vivendo in epoca fascista quando le rivendicazioni di italianità di ogni “genio” erano tendenzialmente bene accolte, finirono (per goffaggine? per ingenuità nelle pubbliche relazioni?) con l’incorrere, pare, nelle ire del probabilmente più ignorante di loro Federale della loro città. E tuttavia alcuni anni dopo, un innominato professore italiano (certamente non ingenuo, lui, e molto servile), evitando lo scoglio dell’appropriazione etnica, volle appropriarsi idealmente di Shakespeare definendolo Fascista.
1) Il primo articolo del Times è del 1929, quando per la prima volta apparve la teoria.
– 21 ott. 1929:
FLORIO AS SHAKESPEARE (FROM OUR OWN CORRESPONDENT) ROME,
La Baconian Society [si riferisce ai sostenitori della teoria che Shak in realtà fosse Bacone] ha una rivale a Reggio Calabria. Si è formata lì una National Shakespearian Academy, uno dei cui obiettivi consiste nel provare che l’autore dei drammi di Shakespeare era Michele Agnolo Florio, il ben noto traduttore di Montaigne e contemporaneo di Shakespeare. Uno degli spiriti guida di questa accademia è un certo Santi Paladino che ha già pubblicato un libro inteso a provare che Shakespeare era lo pseudonimo dello scrittore italiano. La formazione di tale Accademia è stata salutata con una umoristica irrisione da parte di uno scrittore de La Tribuna. Il quale tuttavia assume tono serio quando critica il fatto che la propaganda dell’accademia venga fatta attraverso la sezione teatrale del locale “Dopolavoro”. Secondo il programma dell’accademia come riportato in questo articolo una delle sue attività è destinata a venir pagata con polemiche con la stampa nazionale e estera.
Almeno per quanto riguarda questo loro obiettivo, gli accademici di Reggio Calabria sembrano destinati al successo.
2)
L’altro articoletto è di tre giorni dopo. 24 ott. 1929:
“(PROM OUR OWN CORRESPONDENT) ROME, OCT. 24
La carriera della Shakespearian Academy of Reggio Calabria pare essere stata breve e ingloriosa. Il divertimento provocato dai suoi tentativi di provare al mondo che è stato Florio a scrivere Shakespeare è stato preso piuttosto sul tragico dalle autorità locali. Insieme con voci di espulsione e sospensione è giunto ora un telegramma dal Segretario Federale Fascista, Signor Scaglione, che dice che l’uso da parte degli accademici della sala del ” Dopolavoro” per i loro incontri è completamente privo di autorizzazione, e che “appropriate misure ” sono state prese contro i “pretesi ” accademici.
A Reggio Calabria gli ” immortali ” hanno, a quanto pare, vita breve.”
3)
infine riassumo un articoletto del 1940 (apparso sempre su Times) in cui si diceva che, all’incontro della Società Shakespeariana Tedesca (23 aprile Rotterdam), il presidente di tale società, il prof Wolfgang Keller, chiedendosi se la Germania potesse celebrare uno scrittore della nazione con cui era in guerra, si era risposto che in realtà Shakespeare, pur essendo inglese e amando la sua terra, avrebbe capito la Germania. Anzi aveva aggiunto: “Shakespeare è nostro. Il movimento Nordico di Hadolf Hitler può celebrare il Genio Nordico in qualsiasi tempo. L’anno scorso, al nostro incontro, uno studioso italiano (?) disse che di fatto Shakespeare era un fascista, avendo Machiavelli come sua principale fonte di ispirazione. Perciò in ogni caso è doveroso proclamarlo quest’anno un nazista.”
(Il punto di domanda l’ho messo io: il prof resta nell’articolo innominato. Anche le traduzioni sono mie. non metto il link, perché l’archivio si consulta a pagamento. Ho pagato, insomma, per questi doni;-)
(What fools these mortals be!)