Niente agevolazioni per i figli, per le spese di istruzione, per gli asili, per le cure mediche, blocco dei già bassi salari. Pesa tutta su chi già sta scivolando sulla china della povertà la salvifica manovra, con buona pace delle varie dichiarazioni sul valore della famiglia, dell'istruzione, della salute, del lavoro.
Intanto, questi stessi legislatori, sedicenti amanti della vita, vogliono anche toglierci il diritto di morire a modo nostro.
Io non ho niente da obiettare a chi ritiene che la fine della vita non debba essere nella disponibilità d'altri che di Dio (anche se magari poi di fatto si tratta piuttosto della tecnica medica): ciascuno ha il diritto di regolarsi di fronte alla morte come crede. Ma che lui voglia imporre a me le sue convinzioni, pure se non le condivido, e costringermi, per compiacere il Vaticano, a morire a modo suo, questa è una prevaricazione insopportabile.
Né vale la considerazione amara che di fatto i tagli alla sanità basteranno probabilmente da soli a evitare per i più ogni accanimento terapeutico. La questione è di principio e riguarda il diritto di ciascuno sia a essere curato se lo vuole, sia a morire quando ritenga giunto il suo momento, senza dover ricorrere al fai da te di gettarsi dalla tromba delle scale o dal terrazzo.
Spero che questa legge ormai in dirittura d'arrivo venga infine dichiarata anticostituzionale.
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basta con i privilegi ai disabili!
Ci avevano fatto credere che se la sarebbero presa con i falsi invalidi: quelli che, pur vedendo, si facevano passare per ciechi o, pur correndo, si facevano passare per zoppi intascando così assegni non dovuti.
Invece nel mirino sono finiti quei grandi scialacquatori del pubblico denaro che sono i veri disabili: basta con l'indennità di accompagnamento a chi sia in grado, per esempio, di mangiare da solo o di muoversi dal letto alla sedia a rotelle.
Ora, secondo quanto propone un emendamento alla manovra in discussione in questi giorni, l'indennità di accompagnamento potrebbe essere data solo a chi non sia in grado di muoversi dal letto.
Non basta: il governo ne ha pensata anche un'altra per mettere in riga questi concittadini privilegiati e profittatori. Continuerà ad avere la pensione (250 euro) chi è affetto da una patologia che lo rende invalido al 75%. Ma chi invece fa il furbo e vorrebbe sommare due o più patologie, ciascuna delle quali inferiore al 75%, avrà diritto alla grassa pensione solo se la somma di queste raggiunga l'85%. Se, per esempio, raggiunge solo l'80%, non avrà diritto a un bel niente (leggi QUI)
Stamattina a Roma c'è stata una manifestazione di protesta davanti a Montecitorio, indetta dalla Federazione Associazioni Nazionali Disabili e dalla Federazione Italiana per il superamento dell’Handicap contro questa porcheria.
UPDATE
La manifestazione ha avuto, a quanto pare, buon esito: sono state tolte dalla manovra le norme che restringevano l'indennità di accompagnamento (vedi QUI).
Pubblicato da arden in luglio 7, 2010
https://cartuscelle.wordpress.com/2010/07/07/basta-con-i-privilegi-ai-disabili/
ancora sulla sostanza (nonché sulla vita)
In prossimità delle elezioni il pastore (QUI) si ricorda delle sue pecorelle e tempestivamente le ammonisce a votare tenendo a mente che ci sono "valori non negoziabili" per un cattolico. E cioè la difesa della vita, prima di tutto.
Da che cosa si deve difendere la vita? prima di tutto, e sopra ogni cosa, dal "delitto incommensurabile dell'aborto".
E che c'entra? si chiede qualcuno, un po' distratto. Non esiste già in Italia la legge che regola l'aborto?
Sicuro, la legge c'è, e anche il cardinale lo sa: con suo rammarico l'aborto non è più illegale, nonostante i battaglioni di medici obiettori che in alcune regioni cercano di boicottarne la pratica, e di ricondurla alla clandestinità.
Con chi ce l'ha allora? Ce l'ha con la pillola abortiva RU486, che nel luglio scorso è stata approvata dall'Agenzia Italiana del Farmaco, e dal 10 dicembre scorso è tra i farmaci utilizzabili anche in Italia (come nel resto di Europa) – non in libera vendita, ma somministrabile sotto stretto controllo medico, e cioè solo in ospedale. I dettagli sulle modalità spettano alle Regioni.
La Bresso (Piemonte) e la Bonino (Lazio) intendono far sì che l'uso di tale pillola entri effettivamente nella pratica ospedaliera, anziché restare lettera morta sulla carta della Gazzetta Ufficiale.
Ecco dunque che il cardinale invita le sue pecorelle a negare il voto a queste due pericolosissime criminali, che intendono portare ad effetto ciò che stato dichiarato lecito e praticabile dai competenti organi ufficiali.
Ne consegue che le pecorelle dovrebbero votare per le destre neofasciste, per i berlusconiani e per i leghisti.
Il bello è che il cardinale ha anche parlato d'altro: ha detto per esempio che, sopratutto gli amministratori pubblici, dovrebbero essere onesti, non rubare dalla "cosa pubblica" e provvedere ad accogliere gli immigrati, integrarli nella società italiana, trattarli da «eguali» ecc.
Quanto importi al cardinale di queste cose, e in specie dell'ultimo punto, quello degli immigrati, è presto detto, visto che – il pensiero fisso sempre e solo sull'utero delle peccaminosissime figlie di Eva, madre di tutti i mali – invita a votare in Piemonte e in Lazio per quelle formazioni che della "lotta contro l'immigrazione" hanno fatto la loro bandiera, contribuendo a diffondere e rafforzare nel gregge sentimenti xenofobi e atteggiamenti razzisti. Atteggiamenti chiaramente non in contrasto con la difesa della vita, pare di capire.
Bisogna capirlo: la Chiesa, un po' come il Presidente del Consiglio, è di questi tempi sotto attacco. La si accusa di aver protetto, occultato e sottratto alla giustizia dei tribunali i preti che hanno commesso abusi su minori. Sono abusi che non solo i preti commettono, dice il cardinale – usando il famoso argomento di quelli che, commettendo un reato, dicono, come il divo Corona: Ma tutti lo fanno, mica noi soli – e glissa sul centro della questione, che non è la pedofilia, ma l'aver protetto dalla legge i suoi membri colpevoli di pedofilia. Aggiunge che la Chiesa non intende subire "strategie di discredito generalizzate". I complotti, insomma.
Burlesconi, sensibile a tali argomenti, subito ha fatto pervenire al Papa la solidarietà del suo governo (quello che ama la vita, come si sa, tanto da promettere in comizio di sconfiggere il cancro – con qualche bel taglio ai finanziamenti per la Ricerca). B si sente vicino a BXVI per le difficoltà in cui si trova che, dice, sono diventate motivi di un "attacco alla Chiesa e perfino alla sostanza stessa della religione cristiana".
La sostanza va di moda da un po' di tempo in qua: specie in contrapposizione al "formalismo" delle leggi. Cioè alla legge.
Pubblicato da arden in marzo 23, 2010
https://cartuscelle.wordpress.com/2010/03/23/ancora-sulla-sostanza-nonche-sulla-vita/
gli ultimi
Foto di Pierre Gonnord tratta da Repubblica.it. C’è in corso a Milano, al Forma, Centro Internazionale di fotografia, una mostra di questo artista, che ritrae i volti dei vari diseredati della terra. Se ne possono vedere alcune, di straordinaria bellezza, nel link di cui sopra.
Aggiungo a commento la notizia di oggi: secondo rapporto FAO, le persone che soffrono la fame sono aumentate del 9% nell’anno in corso, arrivando a raggiungere 1,02 miliardi (vedi QUI).
Pubblicato da arden in ottobre 14, 2009
https://cartuscelle.wordpress.com/2009/10/14/gli-ultimi/
Scalfari oggi su Repubblica
NON POTEVA ESSERCI SCEMPIO PIù ATROCE.
Repubblica — 08 febbraio 2009
Il caso Englaro appassiona molto la gente poiché pone a ciascuno di noi i problemi della vita e della morte in un modo nuovo, connesso all’ evolversi delle tecnologie. Interpella la libertà di scelta di ogni persona e i modi di renderla esplicita ed esecutiva. Coinvolge i comportamenti privati e le strutture pubbliche in una società sempre più multiculturale. Quindi impone una normativa per quanto riguarda il futuro che garantisca la certezza di quella scelta e ne rispetti l’ attuazione. Ma il caso Englaro è stato derubricato l’ altro ieri da simbolo di umana sofferenza e affettuosa pietà ad occasione politica utilizzabile e utilizzata da Silvio Berlusconi e dal governo da lui presieduto per raggiungere altri obiettivi che nulla hanno a che vedere con la pietà e con la sofferenza. Non ci poteva essere operazione più spregiudicata e più lucidamente perseguita. Condotta in pubblico davanti alle televisioni in una conferenza stampa del premier circondato dai suoi ministri sotto gli occhi di milioni di spettatori. Non stiamo ricostruendo una verità nascosta, un retroscena nebuloso, una opinabile interpretazione. Il capo del governo è stato chiarissimo e le sue parole non lasciano adito a dubbi. Ha detto che «al di là dell’ obbligo morale di salvare una vita» egli sente «il dovere di governare con la stessa incisività e rapidità che è assicurata ai governanti degli altri paesi». Gli strumenti necessari per realizzare quest’ obiettivo indispensabile sono «la decretazione d’ urgenza e il voto di fiducia»; ma poiché l’ attuale Costituzione semina di ostacoli l’ uso sistematico di tali strumenti, lui «chiederà al popolo di cambiare la Costituzione». La crisi economica rende ancor più indispensabile questo cambiamento che dovrà avvenire quanto prima. Non ci poteva essere una spiegazione più chiara di questa. Del resto non è la prima volta che Berlusconi manifesta la sua concezione della politica e indica le prossime tappe del suo personale percorso; finora si trattava però di ipotesi vagheggiate ma consegnate ad un futuro senza precise scadenze. Il caso Englaro gli ha offerto l’ occasione che cercava. Un’ occasione perfetta per una politica che poggia sul populismo, sul carisma, sull’ appello alle pulsioni elementari e all’ emotività plebiscitaria. Qui c’ è la difesa di una vita, la commozione, il pianto delle suore, l’ anatema dei vescovi e dei cardinali, i disabili portati in processione, le grida delle madri. Da una parte. E dall’ altra i «volontari della morte», i medici disumani che staccano il sondino, gli atei che applaudono, i giudici che si trincerano dietro gli articoli del codice e il presidente della Repubblica che rifiuta la propria firma per difendere quel pezzo di carta che si chiama Costituzione. Quale migliore occasione di questa per dare la spallata all’ odiato Stato di diritto e alla divisione dei poteri così inutilmente ingombrante? Non ha esitato davanti a nulla e non ha lesinato le parole il primo attore di questa messa in scena. Ha detto che Eluana era ancora talmente vitale che avrebbe potuto financo partorire se fosse stata inseminata. Ha detto che la famiglia potrebbe restituirla alle suore di Lecco se non vuole sottoporsi alle spese necessarie per tenerla in vita. Ha detto che i suoi sentimenti di padre venivano prima degli articoli della Costituzione. E infine la frase più oscena: se Napolitano avesse rifiutato la firma al decreto Eluana sarebbe morta. Eluana scelta dunque come grimaldello per scardinare le garanzie democratiche e radunare in una sola mano il potere esecutivo e quello legislativo mentre con l’ altra si mette la museruola alla magistratura inquirente e a quella giudicante. Questo è lo spettacolo andato in scena venerdì. Uno spettacolo che è soltanto il principio e che ci riporta ad antichi fantasmi che speravamo di non incontrare mai più sulla nostra strada.
Ci sono altri due obiettivi che l’ uso spregiudicato del caso Englaro ha consentito a Berlusconi di realizzare. Il primo consiste nella saldatura politica con la gerarchia vaticana; il secondo è d’ aver relegato in secondo piano, almeno per qualche giorno, la crisi economica che si aggrava ogni giorno di più e alla quale il governo non è in grado di opporre alcuna valida strategia di contrasto. Dopo tanto parlare di provvedimenti efficaci, il governo ha mobilitato 2 miliardi da aggiungere ai 5 di qualche settimana fa. In tutto mezzo punto di Pil, una cifra ridicola di fronte ad una recessione che sta falciando le imprese, l’ occupazione, il reddito, mentre aumentano la pressione fiscale, il deficit e il debito pubblico. Di fronte ad un’ economia sempre più ansimante, oscurare mediaticamente per qualche giorno l’ attenzione del pubblico depistandola verso quanto accade dietro il portone della clinica «La Quiete» dà un po’ di respiro ad un governo che naviga a vista. Quando crisi ingovernabili si verificano, i governi cercano di scaricare le tensioni sociali su nemici immaginari. In questo caso ce ne sono due: la Costituzione da abbattere, gli immigrati da colpire «con cattiveria». Il Vaticano si oppone a quella «cattiveria» ma ciò che realmente gli sta a cuore è mantenere ed estendere il suo controllo sui temi della vita e della morte riaffermando la superiorità della legge naturale e divina sulle leggi dello Stato con tutto ciò che ne consegue. Le parole della gerarchia, che non ha lesinato i complimenti al governo ed ha platealmente manifestato delusione e disapprovazione nei confronti del capo dello Stato ricordano più i rapporti di protettorato che quelli tra due entità sovrane e indipendenti nelle proprie sfere di competenza. Anche su questo terreno è in atto una controriforma che ci porterà lontani dall’ Occidente multiculturale e democratico. * * * Nel suo articolo di ieri, che condivido fin nelle virgole, Ezio Mauro ravvisa tonalità bonapartiste nella visione politica del berlusconismo. Ha ragione, quelle somiglianze ci sono per quanto riguarda la pulsione dittatoriale, con le debite differenze tra i personaggi e il loro spessore storico. Ci sono altre somiglianze più nostrane che saltano agli occhi. Mi viene in mente il discorso alla Camera di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925, cui seguirono a breve distanza lo scioglimento dei partiti, l’ instaurazione del partito unico, la sua identificazione con il governo e con lo Stato, il controllo diretto sulla stampa. Quel discorso segnò la fine della democrazia parlamentare, già molto deperita, la fine del liberalismo, la fine dello Stato di diritto e della separazione dei poteri costituzionali. Nei primi due anni dopo la marcia su Roma, Mussolini aveva conservato una democrazia allo stato larvale. Nel novembre del ‘ 22, nel suo primo discorso da presidente del Consiglio, aveva esordito con la frase entrata poi nella storia parlamentare: «Avrei potuto fare di quest’ aula sorda e grigia un bivacco di manipoli». Passarono due anni e non ci fu neppure bisogno del bivacco di manipoli: la Camera fu abolita e ritornò vent’ anni dopo sulle rovine del fascismo e della guerra. In quel passaggio del 3 gennaio ‘ 25 dalla democrazia agonizzante alla dittatura mussoliniana, gli intellettuali ebbero una funzione importante. Alcuni (pochi) resistettero con intransigenza; altri (molti) si misero a disposizione. Dapprima si attestarono su un attendismo apparentemente neutrale, ma nel breve volgere di qualche mese si intrupparono senza riserve. Vedo preoccupanti analogie. E vedo titubanze e cautele a riconoscere le cose per quello che sono nella realtà. A me pare che sperare nel «rinsavimento» sia ormai un vano esercizio ed una svanita illusione. Sui problemi della sicurezza e della giustizia la divaricazione tra la maggioranza e le opposizioni è ormai incolmabile. Sulla riforma della Costituzione il territorio è stato bruciato l’ altro ieri. E tutto è sciaguratamente avvenuto sul «corpo ideologico» di Eluana Englaro. Non ci poteva essere uno scempio più atroce.
di EUGENIO SCALFARI
Pubblicato da arden in febbraio 8, 2009
https://cartuscelle.wordpress.com/2009/02/08/scalfari-oggi-su-repubblica/