Ci mancava Veltroni
il nostro prode Anselmo
che in questo maggio mesto
tornasse a raccontarci,
– memore e molto fiero,
delle passate imprese
quando sconfisse i Prodi
e su dal predellino
raccolse Berlusconi
mettendolo di nuovo
ben saldo sugli arcioni –
la storia leggendaria
del partito leggero
che aprendosi al coraggio
d'un respiro più lungo
avanzi tutto solo
al seguito di questo
Obama de noantri
che, sprezzando il meschino
e ignobile bersaglio
sì facile e vicino
del cavaliere nano,
fa come fan gli scaltri
e mira più lontano,
cercando nel frattempo
le forme da inventare
di quel linguaggio nuovo,
che a noi pare ricetta
simile a quella nota
del sale sulla coda
per prender l'uccelletta,
ma è l'uovo di Colombo
per quelli che son bravi
– non come quel Bersani
che rischia di far bene
e, in mancanza di meglio,
aggrada a noi baggiani
conservatori e, peggio,
antiberlusconiani.
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filastrocca di maggio
Pubblicato da arden in Maggio 10, 2010
https://cartuscelle.wordpress.com/2010/05/10/filastrocca-di-maggio/
scene da un’altra politica, da altri palcoscenici
È stato nella Festival Hall dell’Università del Cairo che la grande Umm Kalthoum, la diva del canto egiziana, tenne i suoi più trionfali concerti tra gli anni Cinquanta e i Sessanta. Nel sala dalla grande cupola grigia che la faceva simile a un’elegante sala di concerti o anche a un teatro d’opera, la cantante commuoveva fino alle lacrime e all’estasi uomini e donne egiziani colti e influenti – una gioia che in questa affollata e spesso caotica città, poi non è stata più provata per anni.
Fino a oggi.
Barack Obama è entrato dall’estremità destra del palco e il pubblico di alcune centinaia di grandi dell’Egitto si è levato in piedi quasi come un un solo corpo.
Ministri dello stato, vescovi Copti, Iman musulmani, importanti giornalisti egiziani – sostenitori e avversari del regime – uomini d’affari di successo e grandi accademici, insieme con una folta rappresentanza dei più scelti studenti dell’Università del Cairo e dell’Università americana del Cairo, hanno applaudito e risposto con la mano al saluto del presidente degli Stati Uniti che avanzava con la grazia di un atleta fino al centro del palco.
Il canto di Umm Kalthoum poteva durare per più di un’ora senza perdere la sua intensità, e Obama – grazie soprattutto alla traduzione simultanea e al linguaggio diretto del suo corpo, della sua asciutta e affascinante presenza fisica – ha rapito l’attenzione del suo pubblico per un tempo quasi altrettanto lungo.
Dopo un solo minuto di discorso egli aveva già conquistato ogni cuore e ogni mente nella grande sala, con l’annuncio del suo orgoglio di essere portatore “della buona volontà del popolo americano e di un saluto di pace che usano le comunità musulmane del mio paese: asalaamu aleikum”.
Tutto il pubblico si è alzato in piedi e io non sono stato il solo nella vasta sala a ritrovarmi con le lacrime agli occhi.
Si tratta della prima parte di un articolo di Abdallah Schleifer, un professore di Giornalismo dell’Università Americana del Cairo – un americano, insomma, per lo meno idealmente. Ma il fatto importante è che tale articolo viene riportato oggi su al jazeera (dove chi vuole può leggersi il seguito).
Sullo stesso sito del resto si possono leggere altri positivi commenti al discorso di Obama, paragonato, per esempio, da Ahmad Yousuf, un rappresentante di Hamas, al famoso discorso di Martin Luther King “I have a dream” (vedi qui).
Insomma, fuori di casa nostra la politica e il fascino si manifestano anche a livelli più alti e persino incoraggianti.
Pubblicato da arden in giugno 5, 2009
https://cartuscelle.wordpress.com/2009/06/05/scene-da-unaltra-politica-da-altri-palcoscenici/
interpreti
A proposito di interpreti della volontà di Dio: chissà che non somiglino a quello che ha tradotto in diretta per RAItre il discorso d’insediamento di Obama. Ascoltando, io ho colto solo spezzoni da cui era possibile ricostruire possibili frasi sensate entro insiemi stentati di parole per lo più accostate senza senso. Solo il giorno dopo, leggendo quel discorso sui quotidiani, ho saputo che cosa avesse veramente detto il neo presidente. Dal confronto, oltre a venire fuori cose esilaranti, si notava che l’interprete aveva persino distorto, e “corretto” per così dire, il senso di alcuni passaggi.
E Obama è un uomo, che parla una lingua certamente tra le più note nel mondo.
Figurarsi dunque cosa succede con Dio, che non si sa bene che lingua parli, ammesso che abbia voglia di parlare, e che ci sia.
Pubblicato da arden in gennaio 25, 2009
https://cartuscelle.wordpress.com/2009/01/25/interpreti/