filastrocca di maggio

Ci mancava Veltroni
il nostro prode Anselmo
che in questo maggio mesto
tornasse a raccontarci,
– memore e molto fiero,
delle passate imprese
quando sconfisse i Prodi
e su dal predellino
raccolse Berlusconi
mettendolo di nuovo
ben saldo sugli arcioni –
la storia leggendaria
del partito leggero
che aprendosi al coraggio
d'un respiro più lungo
avanzi tutto solo
al seguito di questo
Obama de noantri
che, sprezzando il meschino
e ignobile bersaglio
sì facile e vicino
del cavaliere nano,
fa come fan gli scaltri
e mira più lontano,
cercando nel frattempo
le forme da inventare
di quel linguaggio nuovo,
che a noi pare ricetta
simile a quella nota
del sale sulla coda
per prender l'uccelletta,
ma è l'uovo di Colombo
per quelli che son bravi
– non come quel Bersani
che rischia di far bene
e, in mancanza di meglio,
aggrada a noi baggiani
conservatori e, peggio,
antiberlusconiani.

interpreti

A proposito di interpreti della volontà di Dio: chissà che non somiglino a quello che ha tradotto in diretta per RAItre il discorso d’insediamento di Obama. Ascoltando, io ho colto solo spezzoni da cui era possibile ricostruire possibili frasi sensate entro insiemi stentati di parole per lo più accostate senza senso. Solo il giorno dopo, leggendo quel discorso sui quotidiani, ho saputo che cosa avesse veramente detto il neo presidente. Dal confronto, oltre a venire fuori cose esilaranti, si notava che l’interprete aveva persino distorto, e “corretto” per così dire, il senso di alcuni passaggi.
E Obama è un uomo, che parla una lingua certamente tra le più note nel mondo.

Figurarsi dunque cosa succede con Dio, che non si sa bene che lingua parli, ammesso che abbia voglia di parlare, e che ci sia.