forse c’è

Che sollievo!
Per due giorni – forse persino tre – le prime pagine dei quotidiani e la più gran parte dei telegiornali parleranno soprattutto del Papa e del maltempo, anziché logorarci con i twitter dei protagonisti peggiori di questa orrenda campagna elettorale.

Provo quasi allegria per questa inaspettata tregua che ci viene concessa. Non nascondo che provo addirittura la tentazione di credere che Dio forse c’è.

la famiglia e la vita

Niente agevolazioni per i figli, per le spese di istruzione, per gli asili, per le cure mediche, blocco dei già bassi salari. Pesa tutta su chi già sta scivolando sulla china della povertà la salvifica manovra, con buona pace delle varie dichiarazioni sul valore della famiglia, dell'istruzione, della salute, del lavoro.
Intanto, questi stessi legislatori, sedicenti amanti della vita, vogliono anche toglierci il diritto di morire a modo nostro.
Io non ho niente da obiettare a chi ritiene che la fine della vita non debba essere nella disponibilità d'altri che di Dio (anche se magari poi di fatto si tratta piuttosto della tecnica medica): ciascuno ha il diritto di regolarsi di fronte alla morte come crede. Ma che lui voglia imporre a me le sue convinzioni, pure se non le condivido, e costringermi, per compiacere il Vaticano, a morire a modo suo, questa è una prevaricazione insopportabile.
Né vale la considerazione amara  che di fatto i tagli alla sanità basteranno probabilmente da soli a evitare per i più ogni accanimento terapeutico. La questione è di principio e riguarda il diritto di ciascuno sia a essere curato se lo vuole, sia a morire quando ritenga giunto il suo momento, senza dover ricorrere al fai da te di gettarsi dalla tromba delle scale o dal terrazzo.
Spero che questa legge ormai in dirittura d'arrivo venga infine dichiarata anticostituzionale.

un quadro incoraggiante

I giudici, si sa, sono di sinistra e sovversivi; la Consulta è fatta notoriamente di comunisti; la Costituzione è biecamente di sinistra; il Presidente della Repubblica lo è (e, porca miseria, ha anche i  sondaggi  a suo favore); tutta l'opposizione, da Fini a Vendola passando per Casini, ovviamente è di sinistra; persino il Parlamento in quanto istituzione è cosa di sinistra; come lo il Sindacato naturalmente e metà almeno degli operai (quelli che dicono NO a Marchionne);  i ricercatori e i professori universitari, nonché un bel po' di studenti sono comunisti; sono comunisti i precari; sono comunisti gli spregevoli  intellettuali; sono comunisti gli omosessuali, i single che vogliono adottare bambini, le donne che vogliono la procreazione assistita – per non dire di quelle non-immoraliste che insieme con centinaia di migliaia di radical chic hanno affollato le piazze il 13 febbraio; sono comunisti i giornalisti dei giornali non di famiglia; la Rai è dominata dai comunisti; forse è mezza comunista anche la Confindustria di Marcegaglia.

Ora si apprende che sono comunisti, nonché pervertitori della gioventù e nemici della famiglia (che, come si sa, è ciò che sta particolarmente a cuore a Berlusconi, il grande educatore) anche i professori della scuola pubblica e probabilmente persino le educatrici degli asili nido e scuole materne non dei preti. Ma va aggiunto che anche alcuni preti e suore sono comunisti, per non parlare di Famiglia Cristiana

Se dovessimo dare credito alle affermazioni del nostro PdC, quali sarebbero infine le fasce della popolazione italiana che restano immuni da questa tabe del comunismo?
Forse solo quelle notoriamente super partes, come la Mafia, la Camorra e la 'Ndrangheta e tutto ciò che ruota intorno al mondo della prostituzione, dell'illegalità e dell'abusivismo. Per il resto, in alto i cuori: la maggioranza del Paese è con ogni evidenza di sinistra.

il buon nonno (o le lunghe serate)

Ieri sera sono passata per il TG1 della sera e mi sono imbattuta in una serie di cittadine che piangevano Cossiga: una diceva di essere lì (immagino intendesse il luogo con più telecamere) perché veniva da Bergamo e trovandosi in tale storica occasione, aveva voluto esserci. Un'altra asciugandosi il ciglio diceva che il defunto era un "buon nonno".
Ora tutto si può dire di Cossiga tranne che avesse l'atteggiamento di un buon nonno. Ma tanto vale: la frase sembra avere successo tra quelli che vogliono commuoversi di fronte alla morte di vecchi di cui non sanno nulla fuori che la notorietà del nome.

Sembra però ignorare molto di Cossiga anche papa Benedetto XVI che lo ha definito  "uomo di fede", "studioso della spiritualità cristiana", "che seppe adoperarsi con generoso impegno per la promozione del bene comune”.(QUI)

Ma sa di chi sta parlandoi? si è detto qualcuno di noi. Ma certo che lo sa, e benissimo. Ce lo testimonia Bertone, il cardinale, che rammemora:
«Il papa conosceva bene Cossiga: discutevano spesso insieme in lunghe serate. Ieri sera lo abbiamo ricordato e abbiamo celebrato una messa in suffragio di questa anima bella di illustre statista cattolico».
«Abbiamo ricordato – ha aggiunto il cardinale – i vari traguardi raggiunti da Cossiga in campo religioso, come la beatificazione di Rosmini e Newman e la proclamazione di S. Tommaso Moro come patrono dei politici cattolici».
«Lo affidiamo al Signore – ha però concluso Bertone, tanto per non compromettersi troppo sulla destinazione finale del buon nonno.
(i virgolettati sono tratti dal Messaggero)

Chissà se tra le manifestazioni pubbliche di quell'anima bella  e piena di fede è compreso anche il consiglio dato nell'ottobre del 2008, quando in un'intervista ad Andrea Cangini del Quotidiano nazionale disse : «Bisogna infiltrare gli studenti con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine, mettano a ferro e fuoco le città (…) Dopodiché, forti del consenso popolare, (…) le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano» >>

Se questo è un buon nonno, figurarsi i cattivi.

(Chi vuole rileggere l'intervista nella sua interezza può andare QUI
A suo tempo ci feci su anche un post dove ci sono altri link utili a rinfrescare la memoria circa l'amorevole e cristiana disposizione spirituale del compianto "buon nonno")
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politica

Giovedì sera da chi e con chi è andato a cena il Presidente del Consiglio per cercare alleati disposti a puntellare il suo governo mentre il terreno gli frana sotto i piedi?
Va dall'ospitale Vespa, in compagnia di Letta, naturalmente, e di sua figlia Marina (presidente della sua Fininvest oltre che del gruppo Mondadori), per corteggiare Casini in presenza di Geronzi, il gran banchiere, di Draghi e, dulcis in fundo, del cardinale Bertone. (leggi QUI)
Così si fa politica nella nostra televisiva repubblica vaticana.

domande varie

Ma di che è ministro questo Brancher?
In un primo momento si disse che fosse preposto all'Attuazione del Federalismo (che già di per sé è un compito ben singolare, essendoci già un ministro per il Federalismo). Poi s'è detto che era preposto alla Sussidarietà e al Decentramento. A tutt'oggi però ancora manca una sua precisa definizione sulla Gazzetta Ufficiale, dove appare semplicemente come "ministro senza portafoglio". E nemmeno lui sa dire quali siano le sue deleghe (vedi qui)
Ministro significa servitore. Servitore dello Stato, che è dei cittadini. Che cosa serve questo signore dalle incerte mansioni?

Ma davvero è uno scandalo che in Belgio i vescovi sospettati di avere insabbiato reati di pedofilia siano stati trattati come comuni cittadini e abbiano dovuto subire perquisizioni nelle loro case con relativi  interrogatori? O è uno scandalo, invece, che godano di privilegi e immunità?

E ancora:  davvero è solo una realtà priva di alternative, di cui non mette conto neppure parlare, il divario enorme e sempre crescente  tra i redditi e le condizioni di vita della maggioranza dell'umanità che s'affanna nella sopravvivenza quotidiana e quelli dei pochi che traggono guadagni da capogiro dal capitale e dalle finanze?
 

due scoperte insospettate

Grasso e poi Veltroni, come se mai in diciotto anni se ne fossero avuti sospetti o indizi, hanno rivelato due giorni fa* che forse la mafia deve avere aiutato una certa " entita' esterna consentendole di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l'intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli".
Ma guarda! diciamo noi: chi mai aveva pensato a una simile possibilità?
È una scoperta che ci lascia a bocca aperta – anche a causa, va detto, di questo termine così ben scelto nella sua inquietante vaghezza: "entità". Vengono in mente le sedute spiritiche e quelle nuvolette lattiginose che  fuoriescono dalle bocche di medium in trance, acompagnate da voci cavernose che rivelano cose più o meno risapute sull'aldilà. E infatti di una aldilà si tratta: di un retroscena nebbioso che sta al di là delle indagini e, a quanto pare, della possibilità di chiarezza.

Riguarda l'aldilà anche la seconda scoperta che apprendiamo oggi dai notiziari: secondo la sintesi che ne danno i giornali e i Tg, mons Charles Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione della Fede, avrebbe rivelato che "l'Inferno sarà più duro per i pedofili" (qui). Detta così, la cosa muoverebbe quasi al riso: sarebbe come affermare che questi prelati così intenti finora a occultare e proteggere tutti i vari ecclesiastici coinvolti in casi di pedofilia ( e di ruberia, io aggiungerei) godano di un' intima confidenza con i propositi penali di Dio – o viceversa che Dio, improvvisamente accorgendosi che quaggiù da un po' di tempo in qua si parla della pedofilia come del massimo crimine possibile, abbia voluto adeguare i suoi criteri punitivi a questa nuova graduatoria terrena dei peccati.
Naturalmente il monsignore non può aver detto questo.  I titolisti gli fanno torto, credo (e fanno torto anche al dovere di informare).  Leggendo meglio gli stralci del discorso del monsignore, pare infatti di capire che in realtà lui abbia detto che l'inferno per questi peccatori sarà più duro, non di quello riservato ad altri peccatori (come sembra dai titoli dei giornali), ma della morte. Il monsignore ha aggiunto che dunque sarebbe "meglio che i loro crimini fossero per essi causa di morte" piuttosto che continuare, vivendo, a insistere nel peccato, che li porterà alla dannazione.
Non si sa se ci sia in tale discorso un indiretto auspicio per la reintroduzione della pena di morte. Alle mie orecchie suona un po' così, e mi vengono in mente i roghi. Ma spero di sbagliarmi e che a nessuno zelante ateo-devoto tra i politici del nostro belpaese venga in mente di andare tanto in là da dargli seguito.
Non voglio però divagare troppo.

Intendo solo notare che anche questa rivelazione, come quella dell'entità in combutta con la mafia,  sembra solo un tardiva ripresa di cose già note (nella loro nebbiosità) e lasciate nel dimenticatoio, fuori dalle prime pagine. Se non sbaglio infatti, per qualsiasi peccatore (e non solo per i pedofili!), secondo la visione cattolica e cristiana in generale, la dannazione eterna dovrebbe essere più dura della morte.
Anche per gli assassini, per gli stragisti, per i ladroni e per i loro protettori, nonché per  i personaggi in carne e ossa che se ne stanno nascosti sotto la nebulosa chiamata "entità", l'inferno, se c'è, sarà per definizione peggio della morte.

Intanto però, piacerebbe che la giustizia umana arrivasse a individuarli e a punirli qui, nel nostro al di qua, con le pene previste dal codice vigente . E vi arrivasse prima che fossero morti.

* In verità va però ricordato che Grasso aveva già parlato  in questo senso, e in termini simili, nell'autunno dell'anno scorso alla Commissione Antimafia. Senza pari eco tuttavia. Ci fu una silenziosa alzata di spalle. Questa volta invece l'alzata di spalle si accompagna a qualche vano clamore.

storicamente parlando

L'attacco contro la Chiesa (per lo scandalo della copertura data ai preti pedofili) sarebbe dovuto secondo monsignor Babini, vescovo emerito di Grosseto,  a " i nemici di sempre dei cattolicesmo, ovvero massoni ed ebrei e l'intreccio tra di loro a volte é poco facile da capire". Dice il monsignore: " ritengo che sia maggiormente un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza, loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. In fondo, storicamente parlando (sic!), i giudei sono deicidi".
Sempre secondo il monsignore, Hitler in fondo aveva le sue ragioni: " l'olocausto fu una vergogna per la intera umanità, ma ad esso occorre guardare senza retorica e con occhi attenti. Non crediate che Hitler fosse solo pazzo. La verità é che il furore criminale nazista si scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono la economia tedesca. Una tanto veemente reazione si deve anche a questo, la Germania era stanca delle angherie di chi praticava tassi di interesse da usura".
Poi  il monsignore se la prende con gli omosessuali (del resto anche questi finirono nei lager per opera di Hitler, quel brav'uomo, esasperato e calunniato): "Bisogna trattare coloro che solo hanno tendenze omosessuali con delicatezza e senza infierire, con misericordia. Ma accettino serenemante la loro croce (sic!) e la malattia con santa rassegnazione." Eccetera.

Non si capisce se siano riportate con esattezza le dichiarazioni antisemite attribuite dal sito ultraconservatore cattolico Pontifex (vale la pena di visitarlo) al vescovo emerito di Grosseto. Lui le ha smentite (qui si può leggere il commento dei suoi intervistatori: "è bastato uno starnuto degli ebrei di america, ed ecco la smentita", dicono), ma resta che ci sono ambienti del cattolicesimo in cui tali affermazioni sono considerate sacrosante e hanno seguito. Del resto, per secoli hanno fatto parte anche del pensiero ufficiale della Chiesa. Né sembra che suscitino oggi nelle gerarchie un granché di sdegno: nessuna scomunica, nessuna condanna ufficiale e solenne. Solo il consiglio di smentire, di negare di aver detto ciò che si pensa, di fingere d'essersi adeguati ai tardivi pentimenti espressi recentemente dalla Chiesa.
E quanto profondo sia questo pentimento si rileva da quella specie di lapsus in cui è scivolato in questo Venerdì Santo il predicatore ufficiale del papa, che ha paragonato l'"attacco alla Chiesa" alla Shoa – come se le due cose fossero in qualche modo commensurabili. C'era probabilmente un retro-pensiero in quel paragone assurdo: c'era il fantasma dei "nemici del cattolicesimo, i giudei deicidi" che aleggiava forse in mente a quel predicatore. Si può arrivare a pensare che volesse dire "quello che noi abbiamo fatto a voi ecco che ora per vendetta vorreste farlo a noi"…

il regno pontificio

Eccoli qui, i due eroi vittoriosi, Zaia e Cota, i nuovi paladini della Chiesa, pronti a eseguire la volontà dei vescovi contro la legge dello stato: come prima iniziativa del loro governo, si dicono decisi a impedire la diffusione negli ospedali della RU486, la pillola abortiva la cui utilizzazione  è diventata legale anche da noi, come già è avvenuto nel resto d'Europa,  a dicembre.
Va sottolineato che di tale pillola non è prevista la distribuzione in farmacia, ma solo la somministrazione in ospedale sotto controllo medico: si tratta insomma di un metodo non chirurgico di provocare l'aborto (che, come si sa, non è più, fortunatamente, pratica illegale da oltre trent'anni).
i due neoeletti presidenti di Regione insomma intendono negare ai cittadini delle regioni da loro amministrate, che sono cittadini italiani,  i diritti garantiti da tempo dalle leggi italiane. Preferiscono imporre loro i divieti della Chiesa, come se fossero sudditi del Regno Pontificio.

Qualcuno, memore dei ridicoli culti pagani di cui avevano fatto sfoggio a suo tempo, si chiede come mai i leghisti siano diventati ora più papisti dei papisti di Romaladrona. Ma la risposta è semplice: brandiscono la croce in funzione anti-immigrati, in difesa cioè della famosa o famigerata identità cristiana da salvare contro l'invasione islamica. Il loro è un cristianesimo strumentale, usato in funzione xenofoba. Si buttano coi peggiori clericali perché ce l'hanno con gli stranieri – e in questo loro atteggiamento, come in una cartina di tornasole, si rivela anche l'ostilità ancestrale non ancora svanita contro le donne (anch'esse popolo straniero e potenzialmente nemico, da tenere sotto controllo).
Non solo: l'uscita dei due neo presidenti assume anche un'altra valenza. Vorrebbero affermare che dove la Lega è al governo le leggi d'Italia possono non aver valore, come fossero leggi di uno stato straniero.
Andiamo bene.

Aggiungo in margine il link per un bell'articolo di Natalia Aspesi uscito oggi su Repubblica, sotto il titolo Il peccato delle donne.

ancora sulla sostanza (nonché sulla vita)

In prossimità delle elezioni il pastore (QUI) si ricorda delle sue pecorelle e tempestivamente le ammonisce a votare tenendo a mente che ci sono "valori non negoziabili" per un cattolico. E cioè la difesa della vita, prima di tutto.
Da che cosa si deve difendere la vita? prima di tutto, e sopra ogni cosa, dal "delitto incommensurabile dell'aborto".
E che c'entra? si chiede qualcuno, un po' distratto. Non esiste già in Italia la legge che regola l'aborto?
Sicuro, la legge c'è, e anche il cardinale lo sa: con suo rammarico l'aborto non è più illegale, nonostante  i battaglioni di medici obiettori che in alcune regioni cercano di boicottarne la pratica, e di ricondurla alla clandestinità.
Con chi ce l'ha allora? Ce l'ha con la pillola abortiva RU486, che nel luglio scorso è stata approvata dall'Agenzia Italiana del Farmaco, e dal 10 dicembre scorso è tra i farmaci utilizzabili anche in Italia (come nel resto di Europa)  – non in libera vendita, ma somministrabile sotto stretto controllo medico, e cioè solo in ospedale. I dettagli sulle modalità spettano alle Regioni.
La Bresso (Piemonte) e la Bonino (Lazio) intendono far sì che l'uso di tale pillola entri effettivamente nella pratica ospedaliera, anziché restare lettera morta sulla carta della Gazzetta Ufficiale.
Ecco dunque che il cardinale invita le sue pecorelle a negare il voto a queste due pericolosissime criminali, che intendono portare ad effetto ciò che stato dichiarato lecito e praticabile dai competenti organi ufficiali.
Ne consegue che le pecorelle dovrebbero votare per le destre neofasciste, per i berlusconiani e per i leghisti.

Il bello è che il cardinale ha anche parlato d'altro: ha detto per esempio che, sopratutto gli amministratori pubblici, dovrebbero essere onesti, non rubare dalla "cosa pubblica" e provvedere ad accogliere gli immigrati, integrarli nella società italiana, trattarli da «eguali» ecc.
Quanto importi al cardinale di queste cose, e in specie dell'ultimo punto, quello degli immigrati, è presto detto, visto che – il pensiero fisso sempre e solo sull'utero delle peccaminosissime figlie di Eva, madre di tutti i mali – invita a votare in Piemonte e in Lazio per quelle formazioni che della "lotta contro l'immigrazione" hanno fatto la loro bandiera, contribuendo a diffondere e rafforzare nel gregge sentimenti xenofobi e atteggiamenti razzisti. Atteggiamenti chiaramente non in contrasto con la difesa della vita, pare di capire.

Bisogna capirlo: la Chiesa, un po' come il Presidente del Consiglio, è di questi tempi sotto attacco. La si accusa di aver protetto, occultato e sottratto alla giustizia dei tribunali i preti che hanno commesso abusi su minori. Sono abusi che non solo i preti commettono, dice il cardinale – usando il famoso argomento di quelli che, commettendo un reato, dicono, come il divo Corona: Ma tutti lo fanno, mica noi soli – e glissa sul centro della questione, che non è la pedofilia, ma l'aver protetto dalla legge i suoi membri colpevoli di pedofilia. Aggiunge che la Chiesa non intende subire "strategie di discredito generalizzate". I complotti, insomma.
Burlesconi, sensibile a tali argomenti, subito ha fatto pervenire al Papa la solidarietà del suo governo (quello che ama la vita, come si sa, tanto da promettere in comizio di sconfiggere il cancro – con qualche bel taglio ai finanziamenti per la Ricerca).  B si sente vicino a BXVI per le difficoltà in cui si trova che, dice, sono diventate motivi di un "attacco alla Chiesa e perfino alla sostanza stessa della religione cristiana".
La sostanza va di moda da un po' di tempo in qua: specie in contrapposizione al "formalismo" delle leggi. Cioè alla legge.