Grasso e poi Veltroni, come se mai in diciotto anni se ne fossero avuti sospetti o indizi, hanno rivelato due giorni fa* che forse la mafia deve avere aiutato una certa " entita' esterna consentendole di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l'intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli".
Ma guarda! diciamo noi: chi mai aveva pensato a una simile possibilità?
È una scoperta che ci lascia a bocca aperta – anche a causa, va detto, di questo termine così ben scelto nella sua inquietante vaghezza: "entità". Vengono in mente le sedute spiritiche e quelle nuvolette lattiginose che fuoriescono dalle bocche di medium in trance, acompagnate da voci cavernose che rivelano cose più o meno risapute sull'aldilà. E infatti di una aldilà si tratta: di un retroscena nebbioso che sta al di là delle indagini e, a quanto pare, della possibilità di chiarezza.
Riguarda l'aldilà anche la seconda scoperta che apprendiamo oggi dai notiziari: secondo la sintesi che ne danno i giornali e i Tg, mons Charles Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione della Fede, avrebbe rivelato che "l'Inferno sarà più duro per i pedofili" (qui). Detta così, la cosa muoverebbe quasi al riso: sarebbe come affermare che questi prelati così intenti finora a occultare e proteggere tutti i vari ecclesiastici coinvolti in casi di pedofilia ( e di ruberia, io aggiungerei) godano di un' intima confidenza con i propositi penali di Dio – o viceversa che Dio, improvvisamente accorgendosi che quaggiù da un po' di tempo in qua si parla della pedofilia come del massimo crimine possibile, abbia voluto adeguare i suoi criteri punitivi a questa nuova graduatoria terrena dei peccati.
Naturalmente il monsignore non può aver detto questo. I titolisti gli fanno torto, credo (e fanno torto anche al dovere di informare). Leggendo meglio gli stralci del discorso del monsignore, pare infatti di capire che in realtà lui abbia detto che l'inferno per questi peccatori sarà più duro, non di quello riservato ad altri peccatori (come sembra dai titoli dei giornali), ma della morte. Il monsignore ha aggiunto che dunque sarebbe "meglio che i loro crimini fossero per essi causa di morte" piuttosto che continuare, vivendo, a insistere nel peccato, che li porterà alla dannazione.
Non si sa se ci sia in tale discorso un indiretto auspicio per la reintroduzione della pena di morte. Alle mie orecchie suona un po' così, e mi vengono in mente i roghi. Ma spero di sbagliarmi e che a nessuno zelante ateo-devoto tra i politici del nostro belpaese venga in mente di andare tanto in là da dargli seguito.
Non voglio però divagare troppo.
Intendo solo notare che anche questa rivelazione, come quella dell'entità in combutta con la mafia, sembra solo un tardiva ripresa di cose già note (nella loro nebbiosità) e lasciate nel dimenticatoio, fuori dalle prime pagine. Se non sbaglio infatti, per qualsiasi peccatore (e non solo per i pedofili!), secondo la visione cattolica e cristiana in generale, la dannazione eterna dovrebbe essere più dura della morte.
Anche per gli assassini, per gli stragisti, per i ladroni e per i loro protettori, nonché per i personaggi in carne e ossa che se ne stanno nascosti sotto la nebulosa chiamata "entità", l'inferno, se c'è, sarà per definizione peggio della morte.
Intanto però, piacerebbe che la giustizia umana arrivasse a individuarli e a punirli qui, nel nostro al di qua, con le pene previste dal codice vigente . E vi arrivasse prima che fossero morti.
* In verità va però ricordato che Grasso aveva già parlato in questo senso, e in termini simili, nell'autunno dell'anno scorso alla Commissione Antimafia. Senza pari eco tuttavia. Ci fu una silenziosa alzata di spalle. Questa volta invece l'alzata di spalle si accompagna a qualche vano clamore.