Saranno ottime persone, questi eletti della lista Cinque Stelle, piene di buone intenzioni, desiderose di onestà nelle cose pubbliche e di una partecipazione attiva dei cittadini alla politica – e di una politica in nome dei cittadini.
In fondo noi siamo vecchi -dice più d’uno dal fondo dello scoraggiamento – e forse non capiamo la novità di questa iniezione di linfa vitale portata dai giovani, questa gocciolina di speranza…
Va bene. Accogliamo pure tra i nostri fiochi lumi di ragione questo dilagante luogo comune – benché già sentito quasi tale e quale anche ai tempi dei primi trionfi della Lega e smentito poi puntualmente dai fatti e a nostre spese.
Va bene.
E tuttavia non riesco a non chiedermi: come è possibile, se si è animati da idee di onestà e partecipazione dal basso, e si aspira a una politica fatta davvero in nome dei cittadini ecc., come è possibile accettare la direzione di un personaggio come Grillo?
Ma è solo il megafono del Movimento – risponde prontamente qualcuno.
No, invece. A parte che come megafono è assordante (e per ciò stesso alquanto violento), Grillo in realtà è il capo, il padrone assoluto del M5S. Le decisioni, lo abbiamo ben visto e appreso, le prende lui con Casaleggio e pochissimi altri (o nessuno). La rete non è strumento di democrazia, ma solo di consenso, anche di manipolazione spesso. E comunque Grillo non ha raccolto le folle attraverso la rete, ma come Berlusconi attraverso la Tv, che non ha mancato di enfatizzare la sua presenza (e quella di B). Da sempre – e sempre di più.
Se sparisse la coppia Grillo-Casaleggio, il Movimento sarebbe disperso, dovrebbe ripartire da zero, non saprebbe nemmeno da dove ricominciare, come ricominciare. Grillo non è un semplice megafono del Movimento: perché il Movimento non esiste se non come suo seguito. Non è un movimento, ma un insieme di seguaci.
Non a caso infatti il “megafono” vorrebbe andare lui alle consultazioni con Napolitano.
Per forza: nessuno degli eletti saprebbe come interloquire col Presidente della Repubblica, sia per assoluta inesperienza di norme costituzionali, sia soprattutto perché non si sentirebbe autorizzato a discutere, a farsi o meno convincere su qualche punto, a proporre significative argomentazioni ecc. Non sarebbe insomma in grado di parlare a nome del suo gruppo, perché il gruppo stesso, per conoscere con certezza, e non solo approssimativamente, la propria linea politica, in una fase che non è più di propaganda e facilonerie da web, attende l’illuminazione da parte del capo.
E questo capo è come un Papa auto-eletto, un Duce senza nemmeno il Gran Consiglio: con lui non si discute né si decide insieme, ma tutt’al più lo si supplica attraverso invocazioni, esortazioni e accorate preghiere, raccolte di firme ecc.
Dunque è questo che la mia ragione mi chiede: è possibile sperare davvero in un rinnovamento (non un abbattimento) della nostra democrazia attuato da parte di persone che accettano tranquillamente una specie di dittatura all’interno del movimento di cui fanno parte?
Forse, per il momento, questa forza nuova eletta in Parlamento potrà risultare utile a evitare al Paese l’immediato disastro della ingovernabilità e forse a fare qualche legge giusta e necessaria, di quelle che sono già nel programma del PD/SEL. Il che non è poco.
Vedremo.
Ma basterà questa esperienza di quasi-governo a far nascere una maggiore consapevolezza democratica nel M5S?
Mah! Siamo vecchi. Vedremo anche questo (speriamo).