E sarebbe anche ora di finirla con la tiritera della Lega che nelle amministrazioni locali è brava e operosa ed è per di più radicata nel terrirorio – espressione, questa, che si trascina spesso dietro con compunta ammirazione il paragone fuori luogo con il PCI d'antan.
No e poi no. La Lega amministra i suoi piccoli comuni più o meno come capitava di fare anche alla DC & soci, di cui ha preso il posto.
Quanto al famoso radicamento nel territorio, sarebbe opportuno a questo proposito tenere ben presente la connessione con gli allevatori protestatari delle quote latte: un pugno di furbastri (solo un centinaio su quarantamila complessivi!).
La storia è lunga: gli allevatori (quasi tutti, non solo quel centinaio), dopo aver taciuto allo stato italiano (acquiescente) la reale quantità di latte prodotto (dicevano di produrne meno di quanto effettivamente ne producevano, sicché poi l'Italia dichiarò a Bruxelles un consumo di latte inferiore della metà a quello reale – vedi QUI), si sono poi visti prescrivere dall'Europa limiti nella produzione sulla base dei dati falsati: speravano di andare avanti lo stesso con la produzione in nero e con eventuali condoni. Ma l'Europa si dimostrò più attenta di quanto immaginavano e pretese le multe (salate). Ora, mentre la stragrande maggioranza degli allevatori si è messa in regola, avendo ottenuto negli anni scorsi la rateizzazione delle multe, questo centinaio, invece, non vuole assoggettarsi alle regole europee né intende pagare il dovuto. Per difendere la protervia di costoro – ma probabilmente anche qualche cosa poco chiara di CrediEuroNord, la banca della Lega (vedi i sospetti dichiarati del senatore PD Enrico Morando QUI) – i leghisti con la complicità o l'acquiescenza di Tremonti e Berlusconi hanno costretto l'Italia (noi tutti, compresi gli allevatori onesti o ravveduti) ad addossarsi l'onere delle gravose multe prescritte per la loro violazione (4 miliardi).
I sospetti sono dovuti al fatto che la banca della Lega già era stata negli anni scorsi associata alla questione delle quote latte. Secondo quanto scrissero il Corriere della Sera (lettura interessantissima) e Il Coltivatore Piemontese (organo della Coldiretti) era stata usata infatti per riciclare i soldi provenienti dalla produzione in nero di latte eccedente (vedi QUI) che, anziché andare all'Europa, finivano così col ritornare ai produttori.
E dire che poi la Lega se la prende con i falsi invalidi (e anche con quelli veri, tartassati con onerose richieste di ulteriori documentazioni), fa mostra di essere contro gli evasori e ripete a ogni pié sospinto la favola del Nord virtuoso e del Sud truffaldino, di "Roma ladrona" e di Milano sana ecc. Tutto questo, inoltre, mentre dà manforte a un governo alla cui ombra fiorisce e prospera più che mai la corruzione.
È così, difendendo simili atteggiamenti, che la Lega si tiene ben aderente al "suo" territorio.
Il radicamento nel territorio, insomma, non è di per sé una virtù. Bisogna vedere come e per quali scopi, proteggendo chi e che cosa, ci si radica. Anche la mafia, la camorra e la 'ndrangheta sono radicatissime nel territorio, infatti. Non per questo sono virtuose.
E qui mi viene in mente Saviano, il bersaglio di tutti i malpensanti.
È dell'altro giorno la risposta sprezzante dei leghisti alla sua domanda: "Dove eravate mentre la camorra e la 'ndrangheta si innestavano proficuamente in Lombardia?". Noi, hanno detto, combattevamo prima che tu nascessi contro il soggiorno obbligato dei mafiosi nei comuni settentrionali. Noi lottiamo nei fatti contro le mafie, non come te solo a chiacchiere e facendoti i soldi.
C'è tutta l'ideologia leghista in questa non-risposta: prima di tutto l'odio plebeo per chi sa usare bene le parole (cioè per chi sa leggere e scrivere bene, e persino pensare, ed è insomma un odiosissimo intellettuale); poi il valore supremo attribuito ai soldi, agli "schei", l'unico Bene sacro riconosciuto: quel bel giovanotto campano ha la grave colpa di essersi fatto i Soldi insanamente con le parole e i libri, anziché sanamente allevando mucche e truffando sulle tasse! Poi, ancora, la riproposizione della favoletta razzistica del Nord puro, laborioso e ingenuo, contaminato dalla nequizia meridionale – così come ora verrebbe ulteriormente contaminato dalla presenza di altri iniqui stranieri.
Va detto, a questo punto, che senz'altro è vero che la legge sul soggiorno obbligato fu un errore, perché anziché isolare i mafiosi sradicandoli dal loro terreno di coltura, ha offerto loro la possibilità di estendere la rete di relazioni anche fuori da quel primitivo terreno di coltura (e cultura), prendendo contatto con la malavita locale.
Ma l'errore fu dovuto proprio al fatto che i legislatori di allora credettero anch'essi alla favola di un'inattaccabilità del tessuto sociale e culturale settentrionale da parte dei metodi mafiosi. Pensarono che il fenomeno della mafia e dell'omertà fosse un prodotto tipico della cultura del Sud: una mala pianta che non avrebbe potuto allignare nella pia e industriosa pianura del Nord. I fatti li hanno smentiti. Ma hanno smentito anche la favola.