metodi

Un certo Tom Smith, candidato repubblicano in Pennsylvania, si dice assolutamente contrario a permettere l’aborto in ogni caso. Anche se la donna che lo chiede sia vittima di uno stupro.
Lo stupro, per lui, non è che uno dei vari metodi di concepimento.
Raccontando ai giornalisti che sua figlia ha avuto un bambino fuori dal matrimonio, ha aggiunto:

Non voglio discutere del metodo di concepimento: sono pro-vita, punto.

Lo stupro insomma è paragonabile per lui a un rapporto sessuale fuori dal matrimonio. Sono entrambi metodi di concepimento problematici, peccaminosi forse, ma la sua larghezza di vedute non si sofferma a fare distinzioni.

il regno pontificio

Eccoli qui, i due eroi vittoriosi, Zaia e Cota, i nuovi paladini della Chiesa, pronti a eseguire la volontà dei vescovi contro la legge dello stato: come prima iniziativa del loro governo, si dicono decisi a impedire la diffusione negli ospedali della RU486, la pillola abortiva la cui utilizzazione  è diventata legale anche da noi, come già è avvenuto nel resto d'Europa,  a dicembre.
Va sottolineato che di tale pillola non è prevista la distribuzione in farmacia, ma solo la somministrazione in ospedale sotto controllo medico: si tratta insomma di un metodo non chirurgico di provocare l'aborto (che, come si sa, non è più, fortunatamente, pratica illegale da oltre trent'anni).
i due neoeletti presidenti di Regione insomma intendono negare ai cittadini delle regioni da loro amministrate, che sono cittadini italiani,  i diritti garantiti da tempo dalle leggi italiane. Preferiscono imporre loro i divieti della Chiesa, come se fossero sudditi del Regno Pontificio.

Qualcuno, memore dei ridicoli culti pagani di cui avevano fatto sfoggio a suo tempo, si chiede come mai i leghisti siano diventati ora più papisti dei papisti di Romaladrona. Ma la risposta è semplice: brandiscono la croce in funzione anti-immigrati, in difesa cioè della famosa o famigerata identità cristiana da salvare contro l'invasione islamica. Il loro è un cristianesimo strumentale, usato in funzione xenofoba. Si buttano coi peggiori clericali perché ce l'hanno con gli stranieri – e in questo loro atteggiamento, come in una cartina di tornasole, si rivela anche l'ostilità ancestrale non ancora svanita contro le donne (anch'esse popolo straniero e potenzialmente nemico, da tenere sotto controllo).
Non solo: l'uscita dei due neo presidenti assume anche un'altra valenza. Vorrebbero affermare che dove la Lega è al governo le leggi d'Italia possono non aver valore, come fossero leggi di uno stato straniero.
Andiamo bene.

Aggiungo in margine il link per un bell'articolo di Natalia Aspesi uscito oggi su Repubblica, sotto il titolo Il peccato delle donne.

ancora sulla sostanza (nonché sulla vita)

In prossimità delle elezioni il pastore (QUI) si ricorda delle sue pecorelle e tempestivamente le ammonisce a votare tenendo a mente che ci sono "valori non negoziabili" per un cattolico. E cioè la difesa della vita, prima di tutto.
Da che cosa si deve difendere la vita? prima di tutto, e sopra ogni cosa, dal "delitto incommensurabile dell'aborto".
E che c'entra? si chiede qualcuno, un po' distratto. Non esiste già in Italia la legge che regola l'aborto?
Sicuro, la legge c'è, e anche il cardinale lo sa: con suo rammarico l'aborto non è più illegale, nonostante  i battaglioni di medici obiettori che in alcune regioni cercano di boicottarne la pratica, e di ricondurla alla clandestinità.
Con chi ce l'ha allora? Ce l'ha con la pillola abortiva RU486, che nel luglio scorso è stata approvata dall'Agenzia Italiana del Farmaco, e dal 10 dicembre scorso è tra i farmaci utilizzabili anche in Italia (come nel resto di Europa)  – non in libera vendita, ma somministrabile sotto stretto controllo medico, e cioè solo in ospedale. I dettagli sulle modalità spettano alle Regioni.
La Bresso (Piemonte) e la Bonino (Lazio) intendono far sì che l'uso di tale pillola entri effettivamente nella pratica ospedaliera, anziché restare lettera morta sulla carta della Gazzetta Ufficiale.
Ecco dunque che il cardinale invita le sue pecorelle a negare il voto a queste due pericolosissime criminali, che intendono portare ad effetto ciò che stato dichiarato lecito e praticabile dai competenti organi ufficiali.
Ne consegue che le pecorelle dovrebbero votare per le destre neofasciste, per i berlusconiani e per i leghisti.

Il bello è che il cardinale ha anche parlato d'altro: ha detto per esempio che, sopratutto gli amministratori pubblici, dovrebbero essere onesti, non rubare dalla "cosa pubblica" e provvedere ad accogliere gli immigrati, integrarli nella società italiana, trattarli da «eguali» ecc.
Quanto importi al cardinale di queste cose, e in specie dell'ultimo punto, quello degli immigrati, è presto detto, visto che – il pensiero fisso sempre e solo sull'utero delle peccaminosissime figlie di Eva, madre di tutti i mali – invita a votare in Piemonte e in Lazio per quelle formazioni che della "lotta contro l'immigrazione" hanno fatto la loro bandiera, contribuendo a diffondere e rafforzare nel gregge sentimenti xenofobi e atteggiamenti razzisti. Atteggiamenti chiaramente non in contrasto con la difesa della vita, pare di capire.

Bisogna capirlo: la Chiesa, un po' come il Presidente del Consiglio, è di questi tempi sotto attacco. La si accusa di aver protetto, occultato e sottratto alla giustizia dei tribunali i preti che hanno commesso abusi su minori. Sono abusi che non solo i preti commettono, dice il cardinale – usando il famoso argomento di quelli che, commettendo un reato, dicono, come il divo Corona: Ma tutti lo fanno, mica noi soli – e glissa sul centro della questione, che non è la pedofilia, ma l'aver protetto dalla legge i suoi membri colpevoli di pedofilia. Aggiunge che la Chiesa non intende subire "strategie di discredito generalizzate". I complotti, insomma.
Burlesconi, sensibile a tali argomenti, subito ha fatto pervenire al Papa la solidarietà del suo governo (quello che ama la vita, come si sa, tanto da promettere in comizio di sconfiggere il cancro – con qualche bel taglio ai finanziamenti per la Ricerca).  B si sente vicino a BXVI per le difficoltà in cui si trova che, dice, sono diventate motivi di un "attacco alla Chiesa e perfino alla sostanza stessa della religione cristiana".
La sostanza va di moda da un po' di tempo in qua: specie in contrapposizione al "formalismo" delle leggi. Cioè alla legge.

sacralità della vita

La famosa “difesa della vita” che tanto sembra appassionare le destre che sono al governo e i loro sostenitori quando si tratta di difendere gli embrioni o di impedire di morire a persone ridotte nelle condizioni della povera Englaro, la famosa “identità” cristiana e cattolica da sbandierare quando si tratta di impedire la costruzione di moschee, non valgono più quando le vite da difendere sono quelle di migranti. In questo caso le vite non sono più sacre, gli esseri umani possono essere tranquillamente e senza rimorsi abbandonati alla loro agonia, gli interventi di soccorso possono venire scoraggiati e fatti passare per complicità nel reato di immigrazione clandestina, i rampolli di leader “padani” possono divertirsi a lanciare su Facebook giochini idioti e razzisti e, infine, si può anche rispondere in malo modo ai rappresentanti della Chiesa ai cui valori sempre ci si appella quando si tratta di ostacolare la fecondazione assistita o il diritto di ciascuno a scegliere una morte dignitosa.

Leggo sul Corriere della Sera cartaceo, sezione Focus, che non riesco a ritrovare on line, un articolo a firma di Mario Pappagallo:

194, aumentano gli obiettori
«Tanti gli aborti clandestini»
I ginecologi: 15 mila tra le italiane

Fra l’altro c’è scritto (ricopio solo alcune parti):

” Prima della 194 gli aborti clandestini venivano stimati in oltre 250.000 all’anno. Oggi, purtroppo, se ne fanno ancora 15 mila.

Gli aborti clandestini si fanno ancora nonostante la legge. La stima è di 15.000: il dato riguarda solo le italiane, in quanto non si dispone di stime affidabili per le donne straniere. E il numero potrebbe salire a 30 mila se si conoscesse la situazione delle immigrate, soprattutto clandestine. […]
Ed emerge un fenomeno nuovo: l’aborto «fai da te».
… con pillole acquistate su internet o in mercati illegali. Fra le più diffuse le prostaglandine, antiulcera che possono avere un effetto abortivo soprattutto all’inizio della gravidanza, con elevato rischio di emorragie e infezioni.

L’Italia, inoltre, è agli ultimi posti nel mondo occidentale nell’uso di metodi contraccettivi. Motivi? Per scelta (53%), scarsa conoscenza (38%), errato utilizzo (9%). La pillola, che ha rappresentato una svolta culturale ed epocale per la sessualità della donna, è molto poco usata nel nostro Paese. Ancor meno usato il preservativo. Tra gli effetti nefasti, l’aumento degli aborti tra le minorenni. «Cresce fra le minorenni — aggiunge Vittori —. E aumentano quelle con meno di 14 anni che abortiscono: dallo 0,5% del totale nel 1995 all’1,2% nel 2005». La maggior parte di richieste al giudice da parte delle minorenni arriva da 17enni (il 50,2%) e 16enni (30,3%). Ma le 14enni sono il 4,2%. «Complessivamente — spiega Vittori — l’età media è passata dai 17 anni del 1995 ai 16 anni e 9 mesi del 2005».

In aumento anche i tempi di attesa tra il rilascio della certificazione e l’intervento, un dato legato anche all’altissimo numero di obiettori dentro gli ospedali: il 72% dei medici e il 59% dei primari, e solo il 39,5% degli ospedali assicura la presenza di personale non obiettore disponibile per ogni turno. Qualcuno paventa anche che in alcune Regioni «la carriera si giochi a favore di chi obietta».
Obiettori in aumento? A livello nazionale, per i ginecologi si è passati negli ultimi anni dal 58,7% al 69,2%; per gli anestesisti dal 45,7% al 50,4%. In alcune Regioni l’aumento è molto rilevante, soprattutto nel Sud. In Campania gli obiettori sono quasi raddoppiati (i ginecologi sono passati dal 44,1% all’83%; gli anestesisti dal 40,4% al 73,7%; il personale non medico dal 50% al 74%). In Sicilia, i ginecologi obiettori sono saliti dal 44,1% all’84,2% e gli anestesisti dal 43,2% al 76,4%. Ma anche al Nord. In Veneto, l’obiezione è superiore al dato nazionale: 79,1% dei ginecologi; 49,7% degli anestesisti; 56,8% del personale non medico.

… c’è chi vede in questi dati una delle concause di tempi d’attesa ben oltre il consentito in certe Regioni del Sud e di quei 15 mila aborti clandestini. Soprattutto le minorenni potrebbero ricorrere alle «mammane» o a Internet per risolvere il «problema». Anche perché la cosiddetta pillola del giorno dopo, che non è quella abortiva, incontra ostacoli nel nostro Paese: non è facilmente reperibile come in buona parte d’Europa.
Riguardo, infine, alla RU-486 (la pillola abortiva) utilizzata in cinque Regioni (Trento, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Puglia), nel 2007 è stata utilizzata per 1.070 aborti (erano stati 1.151 nel 2006). Conseguenze negative per la salute delle donne? Non ne risultano.”

(brani tratti dall’articolo di Mario Pappagallo, su il Corriere della Sera del 6 ottobre 2008)

genesi di una provocazione

Finalmente, ora lo ha detto anche Adriano Sofri, nel suo libretto “Contro Giuliano“*.
Cosa?
Il fatto che l’idea provocatoria della “moratoria” per l’aborto non è parto originale della mente di Ferrara, ma in realtà è nata, sempre con intento foscamente provocatorio, a novembre 2007, all’ONU, su iniziativa dei paesi favorevoli alla pena di morte – e precisamente dall’Egitto, dall’Iran, dal Sudan, dalla Libia, Arabia saudita, più gli Usa e altri.
Il fatto che dunque è un’idea nata per intralciare la moratoria contro la pena di morte.
Il fatto che Ferrara se ne è appropriato e, fidando nella disinformazione generale, ha evitato di accennare dove l’avesse presa.

Mi amareggiava che nessuno, nel contrastare l’iniziativa di Ferrara avesse reso nota e sottolineata la genesi così significativa della sua brutta provocazione.
Finalmente, ora che ne parla Sofri nel suo libriccino, forse la notizia avrà un po’ di diffusione e autorevolezza in più rispetto a quando ero forse io la sola a parlarne tra i quattro o tre gatti che leggono questo blog (vedi QUI il 19 dicembre scorso, e poi ancora QUI e QUI).
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*Non ho ancora letto il libretto di Sofri (Sellerio 2008): mi riferisco pertanto ai commenti e alle sintesi fatte sui giornali da chi lo ha letto. In particolare, all’articolo di Anna Bravo su La Repubblica del 14 marzo: è qui che ho appreso che, fra le molte altre cose importanti, Sofri parla anche dell’uso pro-forca della questione dell’aborto fatto dai paesi fondamentalisti l’autunno scorso all’ONU.

l’uovo di Colombo

Ieri Luciana Littizzetto ha espresso un’idea che da qualche tempo vado rimuginando anch’io, e sulla quale ho cercato di saggiare anche il parere di qualche amico – per lo più ricevendone in risposta solo un fiacco sorriso e un rapido cambio d’argomento.
Ma ora che finalmente la TV, attraverso una sua popolare opinion maker, garantisce un qualche interesse pubblico per l’idea, oso parlarne anch’io portando al mulino il mio modesto, ma spero non inutile, contributo.
La proposta è semplice come l’uovo di Colombo, ma anche serissima: perché non affidare direttamente al Papa la guida di questo nostro paese?

Persone non da poco ci avevano già pensato, al tempo del Risorgimento. Ricordate Gioberti? ricordate Rosmini? basta ristamparli in edizioni divulgative, promuoverne il pensiero nei talk show, e si vedrà che dicevano cose adattissime a venire riesumate mettendo a tacere in un attimo tutto il vano inciucio sui modelli tedeschi, francesi, spagnoli e via discorrendo. Perché guardare all’estero, quando si sa che il caso italiano ha sue peculiarità singolarissime e, soprattutto, ci sono già nei nostri cassetti modelli autoctoni, radicati nella nostra storia, adatti a tenerne conto?
Di che si tratterebbe, infine?
Di portare a termine il processo per il Federalismo (con piena soddisfazione anche dei leghisti, quindi) affidando però al Papa il compito di salvaguardare l’unità della federazione stessa e dare le sue direttive generali quanto a legislazione, soprattutto riguardo l’obbligo di vivere a tutti i costi: volenti o nolenti (o incapaci di volere e di intendere e nolere) e, in particolare, se in stato embrionale o vegetativo (meglio ancora se embrionale e destinato allo stato vegetativo) o, in alternativa, molto sofferente, quando si è dipendenti da marchingegni adatti a prolungare, artificialmente e senza speranza di guarigione, la sofferenza stessa.

Non sto qui ad elencare tutti i vantaggi che tale nuova costituzione offrirebbe alla stabilità e concordia nazionale: mi limito a sottolineare che scomparirebbe ogni controversia circa l’interferenza del Vaticano nelle vicende politiche e legislative del paese, e si guadagnerebbe la protezione dello Spirito Santo.

Aggiungo, a Postilla, che si potrebbe risolvere immediatamente anche il problema della Mafia e consorelle, affidando direttamente a tali efficientissime organizzazioni, non prive di influenti relazioni internazionali e tanto legate, come si sa, alla devozione dei Santi patroni e della Vergine (nonché, quasi dimenticavo, al culto della famiglia), l’amministrazione e il mantenimento dell’ordine nei loro territori. Sarebbero così eliminate sia la spesa che la frustrazione della vana lotta contro la malavita organizzata, si riempirebbe finalmente il tanto lamentato “vuoto di Stato” e si rinsalderebbero la fedeltà e il rispetto della popolazione verso le istituzioni.

subalterni

Non arrivo a capire perché mai alla provocazione della “moratoria sull’aborto” si risponda filosofeggiando sulla vita come se si trattasse di questo, anziché di una prova di forza mirante a far fare un passo avanti al fondamentalismo.

Veltroni, Livia Turco e altri dello schieramento che si vorrebbe dire progressista, si comportano come subalterni che mirano ad avere l’elogio dei loro superiori, desiderosi di sentirsi dire dall’intelligenteF. (e dal Vaticano**, ovviamente) che, loro sì, sono bravi che hanno capito come il suo discorso fosse alto e grave e “non strumentale” – non come quei grossolani o quei laicisti fanatici che invece vi hanno visto solo un attacco alla 194.

È vero, il discorso è grave (anche se non alto) e non ce l’ha solo e semplicemente con la nostra buona legge 194: è grave perché non nasce nel nostro orticello (Ferrara non ne è l’ideatore) e nemmeno soltanto in Vaticano. È un discorso più vasto. Non per la sua profondità, però, bensì perché è un discorso importato, prima ancora che dal Vaticano, dai fondamentalismi internazionali, quello islamico, oltre che quello cristiano che ha i suoi potenti proseliti negli USA. Ed è grave, inoltre, perché nasce come una provocazione, non soltanto contro la nostra legge sull’aborto, ma anche e soprattutto contro l’autonomia dello Stato e delle sue leggi dal potere religioso.

L’idea della moratoria sull’aborto è nata all’ONU nell’autunno scorso come emendamento provocatorio per affossare la moratoria contro la pena di morte dividendone il fronte di sostenitori.
Se ne fece promotore l’Egitto (fu detto dietro suggerimento USA), cui si unirono Iran, Arabia Saudita, Libia, Sudan, USA appunto e qualche altro stato che non ricordo. Si dicevano tutti appassionati difensori della vita, tanto che li avresti scambiati per altrettanti Gandhi o madre Teresa, e ti saresti messo a piangere tanto commosso era il loro appello. Il rappresentante senza voto del Vaticano, che non si era speso contro la pena di morte, si alzò per dire la sua – e cioè per ricordare che se si voleva difendere la vita, coerenza chiedeva che la si difendesse sempre…
In quella seduta (era il 15 nov 2007) tutti i rappresentanti degli stati contrari alla pena di morte giustamente, anziché entrare nel merito della questione, ne denunciarono la finalità provocatoria e respinsero l’emendamento.

Mi domando se i bravi ragazzi, Veltroni&co lo sappiano e se si rendano o no conto del gioco in cui stanno entrando.
Quest’anno, con buona probabilità, potrebbe presentarsi all’ONU un fronte di fondamentalisti uniti dalla proposta di una moratoria contro l’aborto (Ferrara, specie se dentro ci fossero ancora gli USA, direbbe di averlo promosso lui). Insieme con l’Iran, l’Arabia Saudita (gli USA speriamo che possano defilarsi, se vince la Hillary, chissà), l’Egitto, la Libia, vorrà mettersi anche l’Italia in generosa rappresentanza del Vaticano che all’ONU non ha il diritto di voto?

Perché, anziché mettersi a filosofeggiare con l’intelligente F., non rinfacciare a questo paladino della civiltà occidentale le sue alleanze con le idealità degli “stati canaglia”? Perché, fra l’altro, non rinfacciargli anche di aver spacciato come sua un’idea presa da altri?
Perché poi non parlare a chiare lettere del fondamentalismo di cui si fa portatore il Vaticano? Non si tratta di questione religiosa, in cui non compete entrare, né si tratta di discorsi morali in questo momento: si tratta di questione civile e politica assolutamente centrale.

P.s.: ho già parlato, lo so, di queste cose nei giorni scorsi, più di una volta, e ho scritto della seduta ONU appena l’ho saputo (ascoltando in diretta la discussione attraverso RadioRadicale), nel post del 16 novembre scorso. Ma, dato che la TV non ha dato notizia dell’andamento di quella seduta né tanto meno se ne è parlato su internet (ne ha scritto di passaggio solo qualche giornale – vedi QUI), quanto ne ho scritto io non ha provocato il benché minimo trasalimento.

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**Il Vaticano oggi, invece, battendo anche cassa, ha pubblicamente rimproverato quel povero sindaco di Roma. Dunque nulla è valso a quel volonteroso ragazzo: non il viso compunto, non la prontezza a correre ai richiami dei cardinali, non il tenersi la Binetti in posizioni di responsabilità nel partito, non l’essersi offerto di discutere con l’intelligente F. sull’aborto, e nemmeno il non aver fatto passare in Consiglio comunale il registro delle unioni di fatto.
La Chiesa, a questi figlioletti dell’ultima ora, preferisce i più sicuri alleati di sempre.

considerazioni sacrileghe

La vita è sacra. Dice il papa.
E vari laici d’oggigiorno (quelli che si guardano, per carità, dal confondersi con gli Odifreddi o magari con i Radicali) di fronte a tale affermazione chinano il capo, fanno il musetto contrito, annuiscono e concordano senza il minimo e sia pure timido ma.
E invece ci sarebbe da dire e da ridire, e da chiarire.
Innanzi tutto c’è da chiarire a quale vita si riferisce il papa nell’attribuirle l’aggettivo “sacra”. Il termine vita può essere inteso in vari modi, a cominciare dal detto “mors tua vita mea“, valido sia per i trapianti, benedetti dalla chiesa, che per i banchetti carnivori e, in generale, per indicare una legge naturale su cui si fonda la vita stessa, sacra o non sacra che sia.
Ma non la faccio lunga.
Il papa (che in questi giorni parla nel contesto della discussione sulla invocata “moratoria contro l’aborto”) si riferisce, come Ruini e altri grossi preti, esplicitamente alla vita umana (che sempre più sembra soprattutto quella degli embrioni umani, più che dei viventi già nati, che, pure quando muoiono sotto le bombe o per fame o cadendo da impalcature malfatte o bruciati mentre lavorano, non riescono a suscitare gli insistiti e veementi appelli in difesa che suscitano i non nati). Il cattolicesimo, che notoriamente non è mai stato vegano e nemmeno blandamente vegetariano, non pare insomma mettere sullo stesso identico piano di sacralità la vita delle altre specie, per esempio dei pesci, dei serpenti, delle zanzare, dei batteri per non dire dei vegetali – anche se invoca talvolta un certo rispetto per l'”ambiente”. Sicché, sembra di poter concludere che, come diceva Troisi per i miracoli, in questa questione della vita c’è sacro e SAACRO.
La vita umana (specialmente se embrionale) sarebbe SAACRA, e quella degli altri viventi solo sacra – sacra cioè secondariamente, in quanto necessario contorno della vita umana. Infatti, se fosse ritenuto SAACRO anche il fenomeno generale della VITA nelle sue interconnessioni, equilibri e intrecci complessi, di cui l’umanità è parte, non potrebbe sfuggire a chi si propone di difenderlo che oggi è il proliferare abnorme della specie umana ciò che costituisce un reale, concretissimo e tutt’altro che remoto rischio per la vita nel nostro pianeta. E questa consapevolezza dovrebbe comportare un impegno a cercare di limitare, non di promuovere, il proliferare abnorme della nostra specie.
Ma di contraccezione, come è noto, la Chiesa non vuole sentire.

Aggiungo qualcosa anche sull’aggettivo sacro.
L’aggettivo SACRO indica specificamente ciò “che riguarda la presenza e le manifestazioni del divino, che si riferisce alla religione e al culto; ciò che riguarda la divinità; ciò che è destinato al culto” (vedi De Mauro: qui)
Per la Chiesa, dunque, e per tutte le persone religiose di qualsiasi confessione e credo, l’uso di questo termine è coerente e più che legittimo, dal momento che ha per loro un indubbio valore e un senso forte (anche se, ovviamente, non per tutte le religioni sono sacre le medesime cose).
Ma può essere usato e trangugiato acriticamente da un punto di vista laico (cioè da un punto di vista che tenga conto anche di chi non sia religioso)?

Si sa che, nel corso del tempo, l’aggettivo sacro è stato usato anche in senso non strettamente religioso, per indicare, retoricamente, ciò che deve essere assolutamente rispettato o venerato. Per lo più lo ha usato il potere per ribadire se stesso senza ulteriori spiegazioni, tacitando cioè come “sacrileghe” le possibili obiezioni (vedi il dovere sacro di combattere, per esempio; la memoria sacra dei caduti; i sacri doveri verso la corona, la patria ecc.).
Ci sarebbe da chiedersi se noi laici democratici (cioè non smemorati rispetto al clerico-fascismo da cui siamo usciti) possiamo fare un uso innocente di tale retorica oggi, nel bel mezzo, cioè, di una avanzata clericale fondamentalista che si appoggia, come sempre, a forze di destra.

Io penso di no. Se vogliamo affermare e convincere o farci convincere che qualche cosa va rispettata, non è il termine sacro quello a cui fare ricorso con muso contrito, ma piuttosto sono le ragioni, le motivazioni e le forme e modalità di tale rispetto quelle da chiarire e su cui discutere.

(Ma si sa: tutta questa sacra (nel senso di esecrabile – vedi auri sacra fames di Virgilio) esaltazione della vita sotto specie di embrione è strumentale. Ciò che conta è il potere. Il potere è prima di tutto potere sul corpo. Sul corpo femminile. Come vanno, con grande successo di proselitismo, esemplificando gli islamici.)

Astinenza (previsioni)

La parola “contraccezione” è stata pronunciata, infine, da qualche laico impenitente, e dunque c’è da aspettarsi che, proseguendo il dibattito strumentale intorno all'”urgente” tema della legge sull’aborto, un qualche Ferrara o Buttiglione o direttamente Ruini, tirerà fuori che sì, certo, occorre prevenire. E proporrà di spiegare ai giovani che l’unico serio metodo anticoncezionale è l’astinenza dal sesso.

Lo dico perché vedo che i nostri giornalisti intelligenti mutuano le loro brillanti idee direttamente dagli USA – e quell’America fondamentalista, bushiana, favorevole alla pena di morte e alla moratoria sull’aborto, al “Disegno Intelligente” così come alle bombe intelligenti per non dire dei metodi scientifici di Guantanamo, ha da suggerire altre brillanti iniziative a proposito della contraccezione.
Bisogna infatti sapere che nelle scuole degli USA di Bush sono stati organizzati con finanziamento pubblico dei corsi di educazione sessuale che rispondono al significativo nome di “Abstinence-Only-Until-Marriage” e vanno predicando, fra tante altre sciocchezze,
– che avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio danneggia gravemente la salute psichica e fisica.
– che l’unico efficace metodo anticoncezionale e per evitare malattie veneree è l’astinenza e che l’uso dei preservativi è inefficace
– che il concepimento può avvenire anche solo toccando gli organi sessuali di un altro.
– che un feto di 43 giorni è una “persona pensante” (a thinking person). –
– che le donne che hanno subito un aborto sono più inclini al suicidio.
Eccetera.

Lo scopo di questa questo sano programma educativo voleva essere quello di contrastare l’alto numero di gravidanze di minorenni e di aborti (per entrambi i fenomeni gli Usa sono in cima alla graduatoria dei paesi occidentali). Ma, scoraggiando l’uso del preservativo, si è ottenuto solo l’aumento della diffusione delle malattie veneree come la sifilide e la gonorrea, che era andata diminuendo fino agli anni 80.

Notizie tratte dal sito advocates for youth e dal NewYorkTimes (qui, qui e qui).