Non arrivo a capire perché mai alla provocazione della “moratoria sull’aborto” si risponda filosofeggiando sulla vita come se si trattasse di questo, anziché di una prova di forza mirante a far fare un passo avanti al fondamentalismo.
Veltroni, Livia Turco e altri dello schieramento che si vorrebbe dire progressista, si comportano come subalterni che mirano ad avere l’elogio dei loro superiori, desiderosi di sentirsi dire dall’intelligenteF. (e dal Vaticano**, ovviamente) che, loro sì, sono bravi che hanno capito come il suo discorso fosse alto e grave e “non strumentale” – non come quei grossolani o quei laicisti fanatici che invece vi hanno visto solo un attacco alla 194.
È vero, il discorso è grave (anche se non alto) e non ce l’ha solo e semplicemente con la nostra buona legge 194: è grave perché non nasce nel nostro orticello (Ferrara non ne è l’ideatore) e nemmeno soltanto in Vaticano. È un discorso più vasto. Non per la sua profondità, però, bensì perché è un discorso importato, prima ancora che dal Vaticano, dai fondamentalismi internazionali, quello islamico, oltre che quello cristiano che ha i suoi potenti proseliti negli USA. Ed è grave, inoltre, perché nasce come una provocazione, non soltanto contro la nostra legge sull’aborto, ma anche e soprattutto contro l’autonomia dello Stato e delle sue leggi dal potere religioso.
L’idea della moratoria sull’aborto è nata all’ONU nell’autunno scorso come emendamento provocatorio per affossare la moratoria contro la pena di morte dividendone il fronte di sostenitori.
Se ne fece promotore l’Egitto (fu detto dietro suggerimento USA), cui si unirono Iran, Arabia Saudita, Libia, Sudan, USA appunto e qualche altro stato che non ricordo. Si dicevano tutti appassionati difensori della vita, tanto che li avresti scambiati per altrettanti Gandhi o madre Teresa, e ti saresti messo a piangere tanto commosso era il loro appello. Il rappresentante senza voto del Vaticano, che non si era speso contro la pena di morte, si alzò per dire la sua – e cioè per ricordare che se si voleva difendere la vita, coerenza chiedeva che la si difendesse sempre…
In quella seduta (era il 15 nov 2007) tutti i rappresentanti degli stati contrari alla pena di morte giustamente, anziché entrare nel merito della questione, ne denunciarono la finalità provocatoria e respinsero l’emendamento.
Mi domando se i bravi ragazzi, Veltroni&co lo sappiano e se si rendano o no conto del gioco in cui stanno entrando.
Quest’anno, con buona probabilità, potrebbe presentarsi all’ONU un fronte di fondamentalisti uniti dalla proposta di una moratoria contro l’aborto (Ferrara, specie se dentro ci fossero ancora gli USA, direbbe di averlo promosso lui). Insieme con l’Iran, l’Arabia Saudita (gli USA speriamo che possano defilarsi, se vince la Hillary, chissà), l’Egitto, la Libia, vorrà mettersi anche l’Italia in generosa rappresentanza del Vaticano che all’ONU non ha il diritto di voto?
Perché, anziché mettersi a filosofeggiare con l’intelligente F., non rinfacciare a questo paladino della civiltà occidentale le sue alleanze con le idealità degli “stati canaglia”? Perché, fra l’altro, non rinfacciargli anche di aver spacciato come sua un’idea presa da altri?
Perché poi non parlare a chiare lettere del fondamentalismo di cui si fa portatore il Vaticano? Non si tratta di questione religiosa, in cui non compete entrare, né si tratta di discorsi morali in questo momento: si tratta di questione civile e politica assolutamente centrale.
P.s.: ho già parlato, lo so, di queste cose nei giorni scorsi, più di una volta, e ho scritto della seduta ONU appena l’ho saputo (ascoltando in diretta la discussione attraverso RadioRadicale), nel post del 16 novembre scorso. Ma, dato che la TV non ha dato notizia dell’andamento di quella seduta né tanto meno se ne è parlato su internet (ne ha scritto di passaggio solo qualche giornale – vedi QUI), quanto ne ho scritto io non ha provocato il benché minimo trasalimento.
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**Il Vaticano oggi, invece, battendo anche cassa, ha pubblicamente rimproverato quel povero sindaco di Roma. Dunque nulla è valso a quel volonteroso ragazzo: non il viso compunto, non la prontezza a correre ai richiami dei cardinali, non il tenersi la Binetti in posizioni di responsabilità nel partito, non l’essersi offerto di discutere con l’intelligente F. sull’aborto, e nemmeno il non aver fatto passare in Consiglio comunale il registro delle unioni di fatto.
La Chiesa, a questi figlioletti dell’ultima ora, preferisce i più sicuri alleati di sempre.