ACQUA

Si discute in Parlamento la legge che ridurrà a quote minoritarie la mano pubblica nella gestione dell’acqua. Tutti possono informarsi e leggere di che si tratta perché ne parlano tutti i giornali.

A me sono venuti in mente i versi giovanili di Pasolini, l’incipit o meglio la Dedica delle sue Poesie a Casarsa (1941- 1943):

Fontana di aga dal me país.

A no è aga pí fres-cia che tal me país.

Fontana di rustic amòur.

E sono andata a cercare anche l’amaro rifacimento pubblicato nel maggio 1975:

Fontana di aga di un país no me.

A no è aga pí vecia che ta chel país.

Fontana di amòur par nissún.

(da La nuova gioventù, Einaudi, Torino, 1975)

Fontana d’acqua del mio paese. Non c’è acqua più fresca che nel mio paese. Fontana di rustico amore.

Fontana d’acqua di un paese non mio. Non c’è acqua più vecchia che in quel paese. Fontana di amore per nessuno.

Acqua ad Agrigento: un affare Nestlè

MIRACOLO ad Agrigento, la città senz’acqua. L’acqua invece c’è. Ed è, manco a dirlo, buonissima. Le vene del sottosuolo, pochi chilometri dal centro abitato, sono gonfie: “Caratteristiche perfette, una oligominerale adatta al consumo di tutta la famiglia”. Bellissimo, no? “Acqua gustosa, dissetante, gradevole, con un equilibrato contenuto di sali minerali”, è stato comunicato, documentato e infine certificato.

La Regione Siciliana, tirando un sospiro di sollievo, ha finalmente deciso di dare il via alla migliore captazione di questo tesoro. Ha dunque concesso alla Nestlè, la multinazionale che controlla il gruppo San Pellegrino, che a sua volta ha appena acquistato il marchio della Platani Rossini srl, il permesso di raggiungere nell’arco di un quinquennio la produzione di 250 milioni di litri: dagli attuali 16.500 pezzi l’ora agli oltre 46 mila pezzi previsti e pianificati. Acqua per tutti, dunque.

A pagamento, ma finalmente un’acqua tutta siciliana, veramente. “Vera Santa Rosalia” la nuova etichetta. Pochi euro a cassetta, trentatrè centesimi a bottiglia, e Santa Rosalia entrerà nelle case di Agrigento: leggera, abbiamo già detto gustosa, lievemente gassata. Buona per piccoli e per grandi.

Per leggere il seguito di questo articolo, di Antonello Caporale, andare QUI nella rubrica Piccola Italia su www.repubblica.it.

Chi fosse interessato può dare un’occhiata ai link contenuti in un altro mio post sull’argomento acqua, intitolato un popolo di bevitori.

Per notizie sul percorso della legge di iniziativa popolare per la gestione pubblica delle acque e la ripubblicizzazione del servizio idrico andare al forum italiano dei movimenti dell’acqua (segnalato nei commenti da OraSesta).

un popolo di bevitori

L’altra sera si è inaugurato nel mio quartiere un nuovo locale: un’ennesima rivendita di vino.
La novità rispetto alle altre è data dal fatto che questa vende anche acque.
Non acque qualsiasi: acque minerali “di pregio”, in bottiglie preziose, in pochi esemplari – dice un cartellino – per collezionisti e intenditori. C’erano sullo scaffale, allineate in bell’ordine e contrassegnate da un cartellino che ne specificava gli alti e finissimi pregi, bottiglie di acqua del Canada e persino del Sud Africa – e anche acque italiane, della Basilicata, per esempio (esotica quasi quanto l’Africa per le conoscenze geografiche dei possessori di TUV che sono i probabili acquirenti di queste bottiglie).
Ho chiesto come mai mancase dalla collezione l’acqua di Lourdes, e mi hanno presa sul serio, scusandosi col dire (senza ironia, vi assicuro, senza ironia) che avevano appena aperto e che col tempo l’offerta sarebbe stata più ampia.

Ora, come molti dei miei bravi lettori già sanno, quello delle acque minerali è un colossale affare (leggi: truffa) che le multinazionali come Nestlè, Danone, Coca Cola ecc. stanno perpretando, appropriandosi delle acque del mondo (compreso il Sud del mondo, quello assetato, come l’Africa, o l’India, per dire) per rivenderla imbottigliata (l’affare è anche per i produttori di bottiglie e contenitori di plasticae vetro) a chi la può pagare. A chi la può, e vuole, pagare più del vino (A questo proposito, chi già non sa tutto, potrebbe trovare interessante quanto si legge QUI).

Naturalmente l’affare comprende una vasta campagna di persuasione che tende a propagandare i presunti pregi di queste acque di bottiglia (non sottoposte a metodici controlli) rispetto all’acqua degli acquedotti che, invece, tali controlli li subisce e che, come ha dichiarato la FAO, non è in genere affatto peggiore delle minerali. Anzi si è spesso visto che le minerali, quando sono state analizzate, contengono di tutto in più alte concentrazioni di quanto le regole sanitarie consentano all’acqua potabile.
Da qualche anno la persuasione si è fatta più sottile cercando di far credere ai ricchi dei nostri paesi che esistano acque imbottigliate di squisito pregio gastronomico. Addirittura si sono formate associazioni e scuole di degustatori di acqua e una pseudo-scienza che stabilisce, come per i vini, quali acque accompagnare ai vari piatti (vedi QUI).

Qui da noi in Italia, dove qualsiasi Vanna Marchi ha più credito di qualsiasi uomo di scienza, e dove l’ignoranza si accompagna alla denigrazione preconcetta di tutto ciò che è pubblico, il consumo di acque in bottiglia è il più alto del mondo. A dispetto del fatto che l’acqua dei nostri rubinetti, controllata come viene quotidianamente, è (finora) di gran lunga sanitariamente più sicura di quella delle bottiglie.
Eppure vedi sempre più persone (spesso le stesse che hanno varie attenzioni sui cibi e li cercano “biologici” e temono gli ogm come la peste) girare ora con la loro bottiglietta in borsa, perché si sono bevute che occorra bere quelle acque lì in continuazione per smaltire le tossine, per fare pipì, per restare magri e giovani, per vivere eternamente. Forse credono di mitridatizzarsi con l’arsenico offerto dietro pagamento dalle multinazionali (e non) nelle loro bottigline di acqua purissima delle dolomiti (leggi QUI).
Non sanno che anche quella della mitridatizzazione è una storia fra le molte che continuano a bersi ogni giorno.