I Feaci, sia pure un po' a rilento, continuano con le loro pubblicazioni.
Questa è la volta di
Hieroglyphica
di
Giuseppe Paiano
Si tratta di due preziosi poemetti strettamente collegati tra loro, preceduti dalla prefazione di Annalisa Busato:
"Albedo, rubedo: due parole che evocano due fasi di quell’opera alchemica che può magicamente trasformare la materia in oro. Il tema è la trasformazione, dunque, in questo poemetto così criptico e semplice al tempo stesso.
Dalla Nigredo o opera al nero, in cui la materia si dissolve putrefacendosi, si passa all’Albedo o opera al bianco, durante la quale la sostanza si purifica, sublimandosi; e finalmente si giunge allo stadio finale della Rubedo o opera al rosso, in cui ogni frammento si ricompone, fissandosi in un nuovo, prezioso equilibrio degli elementi.
Attraverso le tre operazioni la "materia prima", mescolata con lo zolfo e il mercurio, e scaldata nella fornace (atanor), si trasforma gradualmente in oro, passando attraverso vari stadi, contraddistinti dal colore assunto dalla materia durante la trasmutazione.
Che significato ha tutto ciò, sembra chiedersi Paiano, se nel crogiuolo ci siamo noi, in carne ed ossa, la nostra umanità e il nostro carico di sofferenze? E cosa accade alla materia del canto, al canto stesso, se il poeta tenta di inseguire, di dire questa trasformazione? Accade che la scrittura diventa un susseguirsi di fulminee immagini oniriche, che palpitano per un attimo davanti ai nostri occhi e subito si dissolvono in nuove e incalzanti apparizioni. La trasmutazione avviene nella scrittura, e la scrittura stessa è l’opus alchemicum."