la Germania non è un paese per vecchi

L’altro giorno ho ascoltato alla radio, data col tono più tranquillo e normale, la notizia che in Germania, poiché l’assistenza agli anziani appare troppo dispendiosa, si è pensato di dislocarli in case di riposo dai prezzi più convenienti, situate in altri paesi. La cosa si sta già attuando: i gravosi vecchietti stanno già venendo inviati in istituti della Cecoslovacchia, dell’Ucraina e persino della Thailandia, di cui si fa notare il buon clima.
Mi ha colpito il tono in cui se ne discuteva. Mi ha fatto venire in mente quello ugualmente tranquillo di certi discorsi, sentiti in documentari storici, che si facevano nella Germania dell’anteguerra a proposito delle soluzioni “razionali” pensate per i malati di mente o gli handicappati – per non dire poi degli ebrei, degli omosessuali e degli zingari.

Pensavo che la mia modesta proposta scritta un anno fa a ridosso dei discorsi che accompagnarono la riforma delle pensioni, fosse paradossale. Ma a quanto pare non era troppo irrealistica, dopotutto.

Chi volesse può ascoltare QUI la trasmissione.

tiro alla fune

A proposito del bambino trascinato dai poliziotti che oggi è finito sulle prime pagine.

Quel brutto filmato portato in TV mostra un tiro alla fune.
Da una parte un padre che, spalleggiato dalla legge sotto forma di rozzi poliziotti, tira per gambe e braccia il figlio che si dibatte come un animaletto condotto al macello; dall’altra il clan materno che lo trattiene e tira a sua volta in senso contrario con le corde ritorte di un legame psicologico costruito in opposizione.

Tutti sembrano prontissimi a dire: “Non si fa così con i bambini!” e a prendersela con i poliziotti. Ma il caso di quel bambino non è un caso raro. Sono tantissimi i genitori che si fanno guerra usando come arma i figli e che, magari anche gridando “i bambini vanno ascoltatiiiiiiiii”, sono disposti a dilaniare i figli nel proprio tiro alla fune.

ragionamenti

È sempre stupefacente seguire i ragionamenti di quelli che ce l’hanno con gli omosessuali.
Secondo alcuni di loro – vedi questo articolo sul meeting di CL – se si riconoscessero diritti alle coppie omosessuali, si rischierebbe di non avere più bambini. Evidentemente questo tipo di ragionatori ritiene che, una volta stabilito un qualche riconoscimento legale per tale tipo di coppia, tutti o la stragrande maggioranza si scoprirebbero omosessuali e, abbandonati con sollievo gli eventuali compagni o compagne di altro sesso, non vedrebbero l’ora di correre a metter su casa con qualcuno del proprio stesso sesso.
Insomma, gli eterosessuali d.o.c. sarebbero un’esigua minoranza. Per lo più quelli che passano per tali non sarebbero altro che omosessuali timidi e occulti che, se solo non gli si ponesse qualche ostacolo di natura legale, si guarderebbero bene dallo sposarsi con persone d’altro sesso e fare figli.

“Dare figli allo Stato” sarebbe per un altro pensatore il motivo per cui la coppia etero va in qualche modo ricompensata con dei diritti, mentre quella omosessuale, che “non dà niente”, non avrebbe titolo per tale ricompensa.
Ora – ammesso che “dare figli allo Stato” (una volta si diceva “alla patria” intendendo che si facessero figli per farne soldati pronti a morire in guerra), sia un obiettivo cui appassionarsi – non viene il sospetto a questi pensosi amanti dello Stato che, se non si fanno un granché di figli (come effettivamente accade), forse è perché è difficile decidere di metterli al mondo e crescerli se il lavoro è precario, se le donne vengono licenziate non appena sono incinte, se gli asili e altri supporti sociali sono scarsi, se le case sono spesso dei loculi costosi e gli avi pensionati tendono in prospettiva a scarseggiare e il futuro non appare più accogliente del presente – e lo Stato insomma, a differenza dei nonni, non sembra di fatto molto entusiasta di ricevere questo dono?

Non si vede in che modo il negare riconoscimento delle unioni gay potrebbe avere una qualsiasi anche minimissima influenza su questo stato di cose. A meno che – e qui si torna al ragionamento precedente – non si ritenga che la scarsità di nascite sia dovuta principalmente al fatto che per la maggioranza della popolazione fare l’amore con persona dell’altro sesso sia cosa talmente priva di attrattive che occorrerebbe incentivarla con privilegi e riconoscimenti.

diritti civili

Mentre si riaffaccia, occupando immeritato spazio su tutti i media, il vecchio incubo da cui ancora non ci siamo risvegliati del tutto, ecco che dal fronte del PD giunge (manco a dirlo) il miserando spettacolo delle interne risse.

Come se non bastasse, vediamo che si levano, pronti a sventolare la bandiera dei diritti civili e dell’urgentissima questione dei matrimoni gay, figuri che non sanno minimamente cosa sia il rispetto verso le persone, specialmente se tali persone sono donne. Grillo – quello che non vorrebbe fosse data cittadinanza ai bambini degli extracomunitari che siano nati in Italia – si scopre all’improvviso sostenitore dei diritti dei gay: solo per poter attaccare il PD e, con questa scusa, rivolgere a Rosy Bindi virili battutacce da caserma. In perfetta e cordiale sintonia di vedute con Berlusconi.

diversivi

L’uscita di Alfano sul pericolo dei matrimoni gay, anziché occupare posto di rilievo sui giornali e sollevare discussioni sul merito, mi sarebbe piaciuto che fosse stata riportata in margine a qualche articolo sulle mosse affannate del PdL a proposito di Rai e Giustizia, trattandola per quel che è: un tentativo di distrarre l’attenzione dalle questioni realmente in ballo.

Che le forze che si richiamano a Berlusconi – e lui stesso in persona – possano non solo intralciare, come fanno, l’opera del governo Monti, ma addirittura tornare a raccogliere consensi nei mesi che ci dividono dalle elezioni del 13, pare a molti cosa incredibile o molto improbabile.
Spero che sia così. Dovrebbe essere così.
D’altra parte, secondo le ricerche di De Mauro, ricordate anche in recenti articoli (vedi Massarenti sul supplemento domenicale del Sole 24 ore), più del 70% dei concittadini è analfabeta – e lo è nel modo più insidioso. Sa leggere infatti le parole, magari anche non compitando, ma non ne capisce o ne fraintende il significato né comprende il significato di un’intera frase. Un ottimo terreno per il successo di tutti i tipi di populismo, e di ogni ciarlatano.
Non a caso la questione della Rai è ritenuta cruciale.

la famiglia…

Col pretesto di manifestare solidarietà a una ragazza che diceva di essere stata stuprata da un rom, un centinaio di abitanti di un quartiere di Torino ha organizzato una spedizione punitiva contro il campo dei Rom devastandolo e incendiandolo. La notizia è su tutti i giornali, dove si mette in evidenza il fatto che alla fine si è saputo che la ragazza aveva mentito e lo stupro non era avvenuto.

Al di là dell’ ovvia considerazione che tale spedizione sarebbe stata del tutto ingiustificata e segno di orrenda barbarie razzistica anche nel caso che la ragazza avesse detto la verità, ciò  che mi colpisce in questa storia è anche l’altra barbarie, quella culturale che sta dietro la motivazione della bugia della ragazza. Secondo quanto viene riportato nella cronaca “lo stupro è stato solo una scusa per nascondere un rapporto prima del matrimonio: la famiglia è ossessionata dalla verginità della ragazza, con frequenti visite dal ginecologo“.

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AGGIORNAMENTO (12 dic.)

Leggo oggi con soddisfazione nell’edizione cartacea di Repubblica un bell’articolo di Michela Murgia , intitolato “Tra logica del pogrom e mito della verginità” (forse domani lo si potrà trovare in linea – per ora è solo a pagamento), dove viene sviluppato molto bene quanto qui io, lasciando all’intelligenza dei lettori di completare le argomentazioni, mi sono limitata ad accennare.

màmmeta, sòreta, mòglieta

Non una parola da parte del capo del governo per il disastro della Liguria. Forse perché, essendo una tragedia prevedibile dopo il troppo poco che si è fatto in seguito all'alluvione dell'anno scorso, è diventata una cosa normale e, come tale, non merita alcuna attenzione.
Del resto ieri in Parlamento, mentre l'Italia frana tragicamente in tutti i sensi e le questioni in campo sono gravissime e urgenti, gli animi si sono accesi fino alla rissa più violenta per tutt'altre faccende. I leghisti si sono inferociti a causa di quello che aveva detto Fini in una trasmissione televisiva la sera prima, dove aveva rivelato che la moglie di Bossi è una pensionata baby e che forse anche per questo Bossi non vuole che si tocchino le pensioni di anzianità.
Ora, chi è andato in pensione precocemente lo ha fatto sulla base di una legge dello Stato che lo consentiva e addirittura lo promuoveva (la norma intendeva favorire il ritorno a casa soprattutto delle donne, secondo l'idea politica democristiana riguardo la famiglia – e infatti concorrevano al punteggio per poterne usufruire sia il fatto di avere un marito che quello di avere dei figli). Dunque chi ha usufruito di tale norma non è sotto nessun punto di vista personalmente criticabile – tutt'al più si può criticare il fatto che molti baby pensionati hanno poi aggiunto alla propria pensione i proventi di altro lavoro (come è il caso appunto della moglie di Bossi, che ha aperto poi una scuola privata).
Comunquei Fini non criticava la moglie di Bossi, bensì sottolineava un certo possibile interesse personale del marito nel difendere le pensioni di anzianità (in cui rientravano anche quelle precocissime, che da tempo non sono più possibili, ma che erano cadute nel mirino attraverso alcune proposte che ventilavano nei giorni scorsi una tassazione aggiuntiva per chi attualmente le percepisce). 
È bastato tuttavia aver nominato la moglie del gran capo perché si scatenasse in Parlamento  una reazione disgustosamente spropositata, quasi si fosse trattato di una questione d'onore e il Parlamento fosse l'osteria di un quartiere malfamato. 

Tutto questo sotto gli occhi di una scolaresca che assisteva alla seduta.

chi se la comprerebbe?

Ha lasciato molti di noi senza parolel'intervista di quella tale Terry(bile) De Nicolò che ha esposto in TV le sue idee sulla vita. Non commento dunque. Mi limito a osservare che a un certo punto la brutta signorina ha dichiarato che per ottenere ciò che desidera e che più conta (soldi e successo) è disposta a vendere anche la madre. "Mi dispiace, ma è così", ha aggiunto dall'alto della sua cattedra.
Mi chiedo però chi se la comprerebbe, e a quanto, la madre.

la famiglia e la vita

Niente agevolazioni per i figli, per le spese di istruzione, per gli asili, per le cure mediche, blocco dei già bassi salari. Pesa tutta su chi già sta scivolando sulla china della povertà la salvifica manovra, con buona pace delle varie dichiarazioni sul valore della famiglia, dell'istruzione, della salute, del lavoro.
Intanto, questi stessi legislatori, sedicenti amanti della vita, vogliono anche toglierci il diritto di morire a modo nostro.
Io non ho niente da obiettare a chi ritiene che la fine della vita non debba essere nella disponibilità d'altri che di Dio (anche se magari poi di fatto si tratta piuttosto della tecnica medica): ciascuno ha il diritto di regolarsi di fronte alla morte come crede. Ma che lui voglia imporre a me le sue convinzioni, pure se non le condivido, e costringermi, per compiacere il Vaticano, a morire a modo suo, questa è una prevaricazione insopportabile.
Né vale la considerazione amara  che di fatto i tagli alla sanità basteranno probabilmente da soli a evitare per i più ogni accanimento terapeutico. La questione è di principio e riguarda il diritto di ciascuno sia a essere curato se lo vuole, sia a morire quando ritenga giunto il suo momento, senza dover ricorrere al fai da te di gettarsi dalla tromba delle scale o dal terrazzo.
Spero che questa legge ormai in dirittura d'arrivo venga infine dichiarata anticostituzionale.

inculcamenti

Non sapevo, per mia distrazione, che esistesse un'Associazione Nazionale delle Mamme (la sigla, per ironia, suonerebbe ANM, come quella dei magistrati). Esiste invece e  oggi, in un suo convegno che si è tenuto qui a Padova, Berlusconi è intervenuto telefonicamente dicendo tra l'altro che ora i genitori (merito suo) possono scegliere liberamente "quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia".
Già aveva detto la stessa cosa poco tempo fa, intervenendo come tutti ricordano al congresso dei Cristiano Riformisti (anche di questi in precedenza non sapevo l'esistenza): "Libertà – aveva detto – vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nella famiglia ".

Ancora una volta il verbo inculcare, che evidentemente ama in modo specialissimo, perché corrisponde alla sua pedagogia di pubblicitario, di venditore.
Ancora una volta, inoltre, la demonizzazione della scuola pubblica dove ai pargoletti verrebbero insegnati valori disapprovati dai genitori.
Ha ragione: potrebbe capitare che nella scuola pubblica il verbo inculcare (calcare, pigiare nella mente), che tanto gli è caro, sia bandito e al suo posto si usino verbi pericolosissimi ed eversivi, quali studiare, acquistare competenze, ricercare, ragionare, domandare, confrontare, conoscere, discutere, rispettare.
Oppure potrebbe capitare che qualche insegnante proponga la lettura del discorso pronunciato da Calamandrei nel 1950 (!) di cui riporto qui di seguito uno stralcio tratto da ReteScuole.net:

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).

Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. […].

L’operazione si fa in tre modi: 1) ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. 2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. 3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. È la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […]."

(Si può leggere il resto QUI).