Meno extracomunitari eguale meno criminali, dice con la sua logica esemplare l’Eletto di quell’Italia che, come nota Bill Gate (qui), “spende più per per la calvizie che per combattere la malaria”.
Lo dice a Reggio Calabria, dopo i fatti di Rosarno, e la frase si commenta da sé, come si suol dire.
Non mi dilungo a riportare cifre che smentiscono l’affermazione: chiunque le può trovare leggendo qualche giornale. Né spendo parole per sottolineare l’equiparazione (degna proprio del Giorno della Memoria) tra straniero e criminale o per ricordare (ma chi lo dimentica?) che la criminalità organizzata, il più grave dei problemi nazionali, è una cosa proprio nostra, d’esportazione e non di importazione.
Voglio essere propositiva invece, e parto dal fatto che, come si legge da più parti (per esempio , qui) oltre il 50% degli immigrati che si adattano qui da noi a lavori dequalificati o comunque sottopagati – compresi quellii che, come si ripete, gli autoctoni non sono più disposti a fare – hanno alle spalle studi superiori, spesso anche buone lauree.
Ed ecco qui la modesta proposta (che faccio mia, ma è del mio amico JB): perché non dare subito la cittadinanza agli extracomunitari con competenze tecniche, diplomati o laureati e, per ciascuno di loro, toglierla, a due dei nostri aborigeni ignari della lingua della storia e della costituzione italiana, nonché dei principi elementari della convivenza civile (vedi gli evasori del fisco)?
Ci sarebbe, penso, molto da guadagnare nello scambio e forse il nostro paese funzionerebbe meglio.
Qualche buonista a questo punto potrebbe chiedere: Ma dove andranno gli s-cittadinizzati?
Beh, potrebbero pur sempre emigrare in cerca di fortuna.
In Transnistria, per esempio.
Non solo è un bel paese clandestino, dove la popolazione è anziana e c’è bisogno di giovani energie e di spirito italico, ma i nostri ex-compatrioti potrebbero riconoscere laggiù qualcosa di simpatetico e familiare: la più importante azienda del posto è la Sheriff, di cui è proprietario il figlio maggiore del presidente della Transnistria stessa, Igor’ Nikolaevič Smirnov. La “Sheriff” ha il controllo virtuale dell’economia dell’intera regione, dalla squadra di calcio della capitale FC Sheriff Tiraspol e del relativo stadio recentemente costruito, ha una catena di supermercati e di distributori di carburante, una casa editrice, una distilleria, un casinò, un canale televisivo, una agenzia pubblicitaria.
C’è da credere che si sentirebbero a casa.
toporififi
/ gennaio 28, 2010Qualcuno in tunisia si troverebbe bene, se sono ancora disposti a prenderne.
arden
/ gennaio 29, 2010Giusto, Topo.
La selezione dei meritevoli di s-cittadinanza potrebbe essere fatta anche attraverso un bel quiz da trasmettere in prima serata: tutti quelli che sbagliano le risposte alle domande più elementari sulla lingua italiana o scambiano un cubo per un cilindro o dicono che presidente della repubblica è piersilvio berlusconi e altre equivalenti perdono immediatamente il diritto all’elettorato attivo e passivo e si qualificano per la finale. Tutti coloro poi che aspettano insieme con i loro figliolettii l’arrivo di Corona fino alle quattro del mattino o i seguaci di Wanna Marchi e simili possono godere di una corsia preferenziale insieme con i possessori di yacht e auto di lusso intestate a nullatenenti. Insomma si possono studiare vari sistemi di selezione.
quyinto
/ gennaio 30, 2010ci rivedremo?
AnnaSetari
/ gennaio 30, 2010In che senso, Quyinto?
toporififi
/ gennaio 31, 2010Non sono solo gli extracomunitari a preoccuparli:
"Un parlamentare della Lega ha chiesto al ministro Gelmini di scoraggiare la lettura nelle scuole della versione integrale del «Diario di Anna Frank», dato che in una pagina del testo la protagonista «descrive in modo minuzioso e approfondito le proprie parti intime, suscitando inevitabile turbamento». Francamente di quel libro sono sempre state altre cose a turbarmi: per esempio il razzismo, per esempio i nazisti. Certo non la scoperta della propria sessualità da parte di un’adolescente.
Ma non voglio farne colpa all’onorevole Grimoldi o ai genitori degli allievi della scuola elementare di Usmate Velate, in provincia di Monza, che gli avrebbero segnalato il gravissimo caso. Sono vittime anch’essi di quella incapacità di cogliere il senso complessivo di un evento o di un’opera, arrestandosi davanti al particolare scabroso o semplicemente irrituale, che chiamerei la sindrome del divano. Il divano è la normalità, il simbolo di un’esistenza tranquilla da abitare in tinello, dopo avere chiuso la porta a doppia mandata. La tv fa parte dello stesso tinello in cui si trova il divano: la sua volgarità è rassicurante, indigna e spaventa di meno.
A indignare e spaventare sono la diversità, l’originalità, l’imprevisto: tutto ciò che distrae dalle certezze sedimentate e perciò va rifiutato e rimosso. Gli occhiali che si indossano davanti al divano assomigliano alle lenti dei microscopi: magari di un capolavoro non afferreranno l’essenza, ma ne coglieranno sempre la riga fuori posto."
Massimo Gramellini
arden
/ febbraio 3, 2010Ricordo di avere dovuto anch’io discutere a suo tempo, trent’anni fa più o meno, con dei genitori indignati a causa del Diario di Anna Frank che facevo leggere in classe: dicevano cose simili a queste tirate fuori dai genitori qui citati. Fu difficile convincerli. Non so se li convinsi effettivamente o semplicemente mi diedero ragione perché capirono che avrei continuato ugualmente la lettura. Allora non c’era la Gelmini e il partito dell’Amore cui potersi rivolgere…