A sentire i discorsi correnti, sembrerebbe che il disagio e il degrado delle periferie sia dovuto principalmente alla presenza di immigrati, alle loro abitudini di incuria, allo spaccio, alle violenze ecc. Sicché, una volta che gli immigrati sparissero (come, non si sa; ma facciamo l’ipotesi), ecco che gli abitanti di quelle zone riprenderebbero a vivere nel lindore e nella sicurezza, senza più spacciatori, senza più brutture e violenze, e tornerebbero a passeggiare o rincasare a notte tranquilli (anche le fanciulle).
Basterebbe un’occhiata ai giornali di qualche tempo fa per dubitarne.
Ricordo la serie di titoli sulle violenze “di branco” – come venivano chiamate – sui frequenti morti per pallottole vaganti o ben dirette in certe vie di Napoli, sulle gang di minorenni, sui dati relativi allo spaccio, sulle case fatiscenti da decenni occupate da poveri nostrani disperati e prepotenti.
I poveri appunto.
Sono questi il problema, tanto maggiore quanto più grandi sono la miseria economica e culturale, la disoccupazione, l’abbandono e lo sradicamento in cui si trovano.
Non si è fatto un granché finora per i poveri e gli emarginati nostrani, relegandoli in periferie senza servizi e non affrontando le cause della loro condizione, non offrendo loro reali alternative alla manovalanza alle dipendenza delle mafie. Fingendo che nemmeno esistessero, se non per i casi di cronaca nera.
Allo stesso modo, poco si è fatto per affrontare la presenza dei nuovi poveri, stranieri; poco per pensare e mettere in atto politiche efficaci di integrazione civile, e sottrarli all’altra, capillare ed efficientissima integrazione nella malavita organizzata e alla schiavitù del bracciantato e del lavoro nero.
Nel 2016 (governo Renzi) ci fu, ben è vero, un accordo tra Anci e governo per la distribuzione degli immigrati nei vari comuni: ne sarebbe risultata una media più che sostenibile di 2,5 migranti per ogni mille abitanti. Ma su quasi ottomila comuni solo 1.100 hanno aderito a quel (non obbligatorio) programma. E niente si è fatto per convincere gli altri e per far conoscere il progetto all’opinione pubblica. Per lo più la gente, se glielo chiedi, ignora cosa sia lo Sprar.
Di fatto, si è preferito sperare che alla spicciolata se ne andassero per conto proprio oltre confine (finché riuscivano) o lasciarli ammucchiare nelle periferie o ghetti off limits dei poveri già esistenti, abbandonandoli ad arrangiarsi come tutti loro ed esasperando i problemi già esistenti – usati poi ai fini della propaganda elettorale, per mascherare l’incapacità e la scarsa volontà di affrontare gli incancreniti mali italiani.