Nel primo atto dell’Otello di Shakespeare, quando Brabanzio, il padre di Desdemona, infuriato per il matrimonio di sua figlia con Otello, fatto a sua insaputa, vorrebbe che il Doge prendesse le sue parti contro il Moro, si sente rispondere di portare pazienza. Otello è necessario alla Repubblica per combattere i Turchi che vorrebbero impossessarsi di Cipro – e per di più ha saputo convincere e commuovere gli Anziani col racconto del suo amore.
Il padre tuttavia, che si sente tradito dalla figlia, non riesce a calmare il doloroso bruciore dell’offesa.
E il Doge allora tenta con ragionevoli parole di fargli accettare il fatto compiuto. Ecco qui di seguito il dialogo:
DOGE – Lascia che ti parli come fossi tu stesso, e ti offra una massima che come il gradino d’una scala possa condurti ad accogliere questi due amanti nel tuo favore. Quando non è più tempo di rimedi, anche i dolori hanno fine, dal momento che quel peggio che prima era ancora sospeso alla speranza, ormai lo si è visto accadere. Piangere un danno ormai bell’e avvenuto, non è che la via più breve per procurarsi nuovo danno. Quando la fortuna ci priva di ciò che non può più essere preservato, la sopportazione toglie forza all’offesa e può farsene beffa. Il derubato che sorride ruba qualcosa al ladro, mentre ruba a se stesso chi si consuma in un inutile dolore.
BRABANZIO – Se è così, lasciamo allora che il Turco ci sottragga Cipro: tanto, finché sorridiamo non l’abbiamo persa. Il tuo ragionamento sentenzioso va bene per chi non ha nulla da sopportare e può trarre da esso del conforto a buon mercato. Ma chi ha da sopportare sia tale sentenziosità che il proprio dolore, deve per compensare la sua sofferenza rivolgersi per un prestito a una pazienza povera in canna. Queste massime buone con ugual forza sia a inzuccherare che ad amareggiare, non valgono in entrambi i casi. Le parole non sono che parole – e io non ho mai sentito che un cuore a pezzi fosse curato attraverso l’udito.
Piacque a Pasolini questo scambio di battute. Nella riduzione cinematografica dell’Otello (il cortometraggio Che cosa sono le nuvole?, apparso come episodio nel film Capriccio all’italiana, 1967), Pasolini volle inserire una canzone musicata e cantata da Modugno, il cui testo non è che un centone di versi tratti dalla tragedia shakespeariana. Fra gli altri, compaiono anche le parti che ho sottolineato del dialogo su riportato.
Riporto qui il testo della canzone con tra parentesi i versi shakespeariani.
«Ch’io possa esser dannato
se non ti amo. E se così non fosse
non capirei più niente.
(Perdition catch my soul, /But I do love thee! And when I love thee not, / Chaos is come again, Atto III, 3)
Tutto il mio folle amore
lo soffia il cielo , lo soffia il cielo… così
(All my fond love thus I blow to heaven, atto III,3)
Ah! Malerba soavemente delicata
di un profumo che dà gli spasimi!
Ah! tu non fossi mai nata!
(O thou weed! /Who art so lovely fair and smell so sweet / That the sense aches at thee, would thou hadst ne’er been born. Atto IV,2)
Tutto il mio folle amore ecc.
Il derubato che sorride
ruba qualcosa al ladro, ma il derubato che piange,
ruba qualcosa a se stesso.
(The robb’d that smiles steals something from the thief,/ He robs himself that spends a bootless grief. Atto I,3)
Perciò io mi dico
finché sorriderò, tu non sarai perduta.
(We lose it not so long as we can smile. Atto I, 3)
Ma queste son parole
e non ho mai sentito
che un cuore, un cuore affranto
si cura con l’udito
(But words are words; I never yet did hear / That the bruis’d heart was pierced through the ear. Atto I, 3) /
Tutto il mio folle amore ecc.»
Le prime tre citazioni sono battute di Otello. Le altre si riferiscono al dialogo tra il Doge e il padre di Desdemona.
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Su You Tube è possibile vedere l’intero cortometraggio. Dura venti minuti. È una delle cose più belle del cinema di Pasolini
gabrilu
/ aprile 14, 2013Che meraviglia di post. Densissimo.
antoniocane
/ marzo 3, 2014Bellissimo questo Post!!! Grazie!!!! :D