l’informazione

Adesso, pur di combattere il grave rischio rappresentato in questo Paese dal PD, unico partito che cerca di combattere la deriva antidemocratica in cui ci troviamo, pare necessario alla maggioranza dei media aggiungere ai soliti commenti sui reconditi pensieri di Bersani (appresi evidentemente in via telepatica) che vengono proposti al posto delle sue dichiarazioni (per poter dire o che “non dice niente” o che non pensa quello che dice), l’enfasi entusiasta su Renzi.
I sospetti e le insinuazioni di quest’ultimo che posa esserci da parte del suo partito e del PdL l’intenzione comune di farlo fuori, vengono presentati come un dato di fatto, una realtà certa – a dispetto del fatto che lo stesso Renzi, dopo aver abilmente insinuato il sospetto, con pari abilità si premuri di dire che una cosa del genere la ritiene però “fantapolitica” (vedi QUI).

Pare ugualmente necessario a questi addetti all’informazione sottolineare con enfasi “notizie” sulle gravi spaccature interne del PD, anche a costo di inventarle.
L’ultima di queste “notizie” riguarda un giudizio negativo espresso da Rosy Bindi su Bersani: “Bersani non sa cosa fare“, avrebbe detto Bindi, “e il partito è senza prospettive“. Lo riportava il Secolo XIX, seguito subito da altre testate (vedi QUI).
Rosy Bindi ha smentito con questa nota:

Non c’è stato alcun colloquio con il Secolo XIX e le frasi virgolettate non sono mie. Sono stata fermata per strada da un signore che non ricordavo neppure fosse un giornalista, il quale mi ha subissato con le sue considerazioni e i suoi giudizi sulla situazione politica a cui non ho replicato. E’ molto grave che un incontro casuale si trasformi in una conversazione giornalistica e ancor più grave che le osservazioni del cronista vengano pubblicate come mie risposte mai date

Ma naturalmente questa – che più ancora che una smentita è la denuncia di un falso – viene presentata come un suo tirarsi indietro del tipo “sono stato fraintesa” (vedi QUI). E infatti, nonostante il tenore della sua nota, si prosegue come niente fosse a parlare del “dissenso” di Bindi, dandolo per certo come se la falsa notizia fosse vera.

Ieri poi c’è stato sulla Stampa un articolo di Ricolfi che è davvero degno di nota.
Dopo aver fatto passare per “difesa” di Bersani e dell’ “onore”(?) del PD il disprezzo gettatogli addosso da Renzi nel notare che  si era fatto “umiliare” dai grillini (“è curioso – scrive Ricolfi – che a restituire l’onore al Pd, o quantomeno a provarci, non siano i pasdaran di Bersani, che sulle «radici» e sull’identità del partito avevano puntato tutte le loro carte, ma sia questo ragazzino bizzoso e un po’ strafottente, che però della politica pare avere un’idea alta. Un’idea secondo cui la parola data si mantiene, quel che si pensa lo si dice [evidentemente a differenza di Bersani! nota il lettore], gli avversari si battono in campo aperto, gli elettori – tutti gli elettori – meritano rispetto. “), Ricolfi addirittura scrive quanto segue:

Renzi è l’unico dirigente del Pd che ha capito fino in fondo quanto sia sbagliato, nonché autolesionistico, il disprezzo per l’avversario. Il trattamento che i grillini stanno riservando al Pd, fatto di derisione e disistima, è il medesimo che il Pd ha sempre riservato all’avversario di destra. E’ possibile che molti dirigenti del Pd non se ne siano ancora resi conto, o non se ne facciano una ragione, ma la realtà è che Grillo sta al Pd come il Pd sta al Pdl. Fuor di metafora matematica: per i grillini la classe dirigente del Pd è impresentabile, esattamente come per il Pd lo è quella del Pdl. L’umiliazione del Pd, accusato dal Movimento Cinque Stelle di ogni nefandezza, è una sorta di contrappasso per vent’anni di disprezzo verso gli avversari politici.

Non si capisce dove sia vissuto Ricolfi in questi ultimi anni per poter scrivere quell'”esattamente”.

Però tutto va bene, pur di contribuire se possibile al disfacimento del PD – tolto di mezzo il quale, le magnifiche sorti e progressive di questo Paese potranno finalmente non trovare più ostacoli.

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