i suicidi

Da qualche mese, a leggere i giornali o ad ascoltare la Tv, sembrerebbe che quest’anno sia scoppiata un’epidemia di suicidi, dovuta, si proclama, alla situazione economica – e, qualcuno semplifica, specificamente alla insopportabilità delle tasse.
Invece si apprende – grazie a un editoriale di due giorni fa del direttore de La Stampa, e poi a dati ripresi da altri quotidiani – che in realtà il numero dei suicidi in questi primi quattro mesi del 2012 è addirittura diminuito (compreso quello dei suicidi per motivi economici) rispetto allo stesso periodo del 2010.

Se guardiamo al 2010, l’anno più vicino su cui ci siano cifre ufficiali, scopriamo con spavento che ci sono stati 3048 suicidi, di cui, secondo l’Istat, 187 «per motivazioni economiche». Uno ogni due giorni, una frequenza apparentemente maggiore di quella che abbiamo registrato dall’inizio dell’anno (nel 2012 i casi di questo tipo sembrerebbero essere una quarantina). Secondo l’istituto di ricerche economiche e sociali, l’Eures, le morti dettate da ragioni di fallimenti, debiti e disoccupazione nel 2010 erano addirittura una al giorno. La prima cosa che mi colpisce è il silenzio che abbiamo dedicato a queste persone, li abbiamo lasciati andare via senza accorgercene, senza nemmeno saperlo, senza che nessuno si stringesse alle loro famiglie. Alcuni di loro forse hanno conquistato una notizia nelle pagine locali, per molti altri solo il silenzio della sepoltura.

Calabresi nel suo bell’articolo offre varie e intelligenti spiegazioni sul perché della nostra falsa percezione del fenomeno, promossa dalla recente grande – e pericolosa – enfasi mediatica* su questi casi, e vi aggiunge condivisibili osservazioni.
Dimentica tuttavia di ricordare che nel 2010 eravamo sotto il governo del re delle televisioni, che andava assicurando ad ogni pié sospinto che la crisi non esisteva e in Italia tutti se la godevano nei ristoranti o in vacanze dispendiose. Oggi conviene invece enfatizzare sul malessere economico e, soprattutto, sul danno delle tasse – come per far credere che la gravissima situazione in cui ci troviamo sia dovuta, in fin dei conti, ai provvedimenti dei “tecnici” e non a una crisi ormai di vecchia data, contro la quale fino al novembre scorso non è stato preso e nemmeno tentato alcun provvedimento, ma che anzi si è contribuito ad acuire.

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* L’enfasi mediatica di questi mesi è particolarmente “colpevole” da parte dei giornalisti, considerato che essi, più di ogni altro a contatto con le notizie, ben sapevano dei suicidi del 2010, per esempio, e però hanno deciso allora di non dare alcuno spazio a quel tipo di notizie.
In margine aggiungo che, d’altro canto, le morti sul lavoro – dopo un breve intervallo in cui se ne parlò a causa di eventi particolarmente tragici e di un intervento del Presidente della Repubblica – sono ricadute nell’usuale silenzio.

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